venerdì 17 luglio 2015
Per la dura protesta dei genitori della scuola diocesana
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Non una marcia indietro. Perché «nessuno può chiederci di non accogliere e abbracciare la vita dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che hanno perso la speranza e il gusto di vivere». Fa proprie le parole del Papa nella Messa del 12 luglio in Paraguay il vescovo di Crema, Oscar Cantoni, e fonda su di esse la decisione della propria Chiesa: i migranti non verranno respinti, ma per loro verranno trovate «altre soluzioni non appena sarà possibile». Vale a dire un ambiente individuato dalla Caritas diocesana e ritenuto «sicuro». Si chiude così un capitolo che non fa onore alla città di Crema, scritto da alcuni genitori di bambini iscritti alla scuola diocesana che martedì sera hanno pubblicamente e rumorosamente protestato sotto la residenza del loro vescovo. Il motivo? La decisione di ospitare alcuni migranti nell’ex convento delle Ancelle della carità, oggi parzialmente occupato dalla scuola materna paritaria. Una decisione concordata con la Prefettura di Cremona, che aveva chiesto (anche) alla diocesi di Crema di «organizzare in emergenza» ricoveri per i profughi. Don Francesco Gipponi, direttore della Caritas diocesana, aveva tentato di rassicurare quanti tra i papà e le mamme nutrivano timori. Avrebbe voluto spiegar loro che a separare l’ingresso dei bimbi da quello dei richiedenti asilo vi sarebbe stato un intero isolato. E che, all’interno, tra le due ali sarebbero state poste due porte blindate. Ma i genitori più accesi non l’hanno lasciato parlare. Insulti e minacce, poi in piazza Duomo. Da qui la decisione del vescovo: rinunciare a quella sistemazione (nonostante avesse incassato «i pieni consensi della Asl locale»), ma non all’accoglienza. Nella lettera inviata alla diocesi monsignor Cantoni spiega poi di aver rinunciato all’utilizzo di alcuni locali attigui alla scuola diocesana per «scelta prudenziale» dovuta alla «tenace e strenua opposizione dei genitori», contemporaneamente precisando però che si tratta né «di codardia, né di capitolazione a chi grida di più». Semmai, di «un vero atto di umiliazione», da lui compiuto «per difendere e promuovere l’unità della Chiesa». Che, per il vescovo di Crema, è «il bene più grande». Poi l’amara constatazione: «Molti genitori della scuola cattolica – scrive il presule – sì la frequentano e la usano, ma non utilizzano o comprendono le finalità educative che essa propone». Già. Perché tra esse non manca certo quella dell’accoglienza.
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