mercoledì 19 ottobre 2022
Incarico venerdì alla fine del Consiglio Ue, due giorni ancora e avremo la prima premier donna. L’obiettivo: in carica per l’arrivo del presidente francese
Giornate frenetiche. Giorgia Meloni sta mettendo insieme il nuovo governo

Giornate frenetiche. Giorgia Meloni sta mettendo insieme il nuovo governo - Ansa

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Tutti gli indizi portano a ritenere che entro il fine settimana avremo in carica il nuovo governo e la prima presidente del Consiglio donna. Al Quirinale si lavora perché nessun ritardo possa essere addebitabile agli adempimenti di propria competenza. Tutti i passaggi costituzionali, naturalmente, andranno esperiti, ma si lavora per arrivare al giuramento dei ministri entro domenica, che è poi l’obiettivo anche di Giorgia Meloni.

A portarlo alla luce è una nota dell’Eliseo che «non esclude» un incontro di Emmanuel Macron con lei nell’ambito della visita che il presidente francese ha in programma per domenica e lunedì a Roma, mentre sin qui di una tale eventualità non si era ancora parlato.

Il tema della visita è l’attuazione del “Trattato del Quirinale” firmato da Italia e Francia nel novembre dello scorso anno, che prevede un’intesa più stretta e una sorta di patto di consultazione fra Roma e Parigi. Mattarella, come si ricorderà, era dovuto intervenire in difesa delle istituzioni italiane a replicare alle parole della ministra francese per gli Affari europei Laurence Boone, che aveva annunciato una «vigilanza» sulle mosse del nascituro governo italiano. Volendo escludere che Macron possa incontrare una presidente del Consiglio non ancora in carica ma solo “incaricata”, è chiaro che l’obiettivo di tutti è ora poter partire con il piede giusto, con un incontro chiarificatore anche con la neo-premier italiana, oltre che con Mattarella.

Per arrivarci il crono-programma prevede che le consultazioni, completate le procedure delle nomine dei capigruppo e delle elezioni di tutti gli organismi di vertice delle Camere, si tengano da giovedì mattina per tutta la giornata, lasciando a venerdì mattina solo l’incontro con la delegazione congiunta della maggioranza, per spianare la strada al nuovo governo. Al che, nel tardo pomeriggio di venerdì, Meloni verrà chiamata al Colle per ricevere l’incarico. Non prima, perché Sergio Mattarella avrà cura di aspettare che Mario Draghi concluda il suo ultimo importante impegno, ossia il Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì, per una questione di garbo istituzionale e rispetto per il presidente uscente.

Resta solo da capire quanto tempo vorrà dedicare la presidente incaricata nel sentire le delegazioni, prima di presentarsi di nuovo al Quirinale con la lista pronta. L’obiettivo è quello di arrivarci entro sabato, in modo, come detto, da arrivare al giuramento per domenica.

Nella fretta non si arriverà, però, a ripetere il precedente del 1994 in cui Silvio Berlusconi si presentò da Oscar Luigi Scalfaro con un foglietto già pronto con la lista dei ministri ma poi ci fu il famoso “sbianchettamento” della casella di Cesare Previti, passato dalla Giustizia alla Difesa.

Nessuna lista già fatta, quindi, ma a quanto risulta sui ministri in pectore di cui si parla non dovrebbero esserci problemi particolari nell’interagire (alla luce della Costituzione) col capo dello Stato, soprattutto sulle caselle che maggiormente toccano le prerogative del capo dello Stato che è presidente del Csm, del Consiglio supremo di Difesa e garante dei Trattati internazionali.

Alla Giustizia non dovrebbero esserci problemi per Carlo Nordio, un tecnico di grande esperienza, o in alternativa su una ex presidente del Senato come Elisabetta Alberti Casellati. Alla Difesa un nome con il profilo e l’esperienza di Adolfo Urso non dovrebbe incontrare obiezioni e - per quanto riguarda i rapporti internazionali e con la Ue - la figura di Giancarlo Giorgetti offre le necessarie garanzie, altrettanto dicasi agli Esteri per un ex presidente del Parlamento europeo come Antonio Tajani, che - come ragionava lui stesso ieri in Transatlantico - sarà anche impegnato, da vice presidente del Ppe, a garantire i buoni uffici con la Ue, in una linea di continuità tendenziale sul Pnrr, al netto dell’impulso e delle correzioni di rotta che Meloni intende certamente dare.

Anche l’Interno ha, è chiaro, le sue implicazioni internazionali sul tema dei migranti, per il rispetto di Trattati, accordi e diritti e in questo senso una figura come il prefetto di Roma Matteo Piantedosi offrirebbee, anche per il Quirinale, le giuste garanzie.

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