martedì 19 novembre 2013
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​«La mobilità nel Pubblico impiego? Se intendiamo una riorganizzazione e riqualificazione del personale, siamo pronti. Se invece si pensa a una sorta di deportazione, allora non siamo d’accordo». Giovanni Faverin, segretario generale della Fp-Cisl non chiude alle ipotesi di revisione della spesa che riguardano il comparto pubblico, ma fissa alcuni paletti e indica le possibili alternative.Siamo alle solite: il sindacato pone il veto e addio mobilità?Anzitutto occorrerebbe analizzare come mai in un comparto siano state effettuate così tante assunzioni da avere personale in sovrannumero e in altri invece grande carenza. Ma, a parte questo, come Cisl non poniamo alcun veto. La mobilità volontaria e consensuale funziona meglio. Soprattutto se è preceduta da un confronto per verificare l’organizzazione dei servizi territorio per territorio. Siamo pronti quindi a ragionare di riorganizzazione e di riqualificazione del personale, non di trasferimenti forzati.In realtà il governo sembra avere in mente anche «canali di uscita» e «rivalutazione del turn over», cioè prepensionamenti e assunzione di giovani.Già con il governo Monti erano state calcolate decine di migliaia di esuberi e alla fine ci sono stati circa 7mila prepensionamenti. Anche in questo caso, saremmo favorevoli ad almeno due condizioni. La prima è che non vengano mandati in prepensionamento proprio i dipendenti di cui l’amministrazione ha più bisogno: dagli infermieri agli ispettori del lavoro, per fare un esempio. La seconda è che alla riduzione non corrisponda poi un’esternalizzazione o consulenze. La vera operazione da fare, invece, è la riduzione degli enti e il taglio dei dirigenti.Basterebbe tagliare i dirigenti?C’è stata negli anni un’oggettiva moltiplicazione sia degli enti sia dei dirigenti. E poi è in questo segmento che si possono ottenere risparmi significativi senza compromettere i servizi. Basti pensare che su 140 miliardi di spesa per il pubblico impiego (esclusi i non contrattualizzati) 95 miliardi è il costo dei non-dirigenti e ben 45 miliardi è quello dei 168mila dirigenti. Qui si può sfoltire in maniera significativa e responsabilizzare maggiormente i quadri intermedi.Ma per la revisione della spesa cos’altro si potrebbe fare?Insistere su costi standard e indicatori per l’organizzazione dei servizi. I 2 punti di Pil, 32 miliardi, prospettati dal ministro Saccomanni come possibili risparmi non vorremmo si traducessero in semplici tagli lineari. Se invece si prova davvero a riorganizzare i servizi, sanzionando chi non sta nei parametri di spesa stabiliti, si può arrivare a recuperare anche 3 punti di Pil in poco tempo.
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