giovedì 5 luglio 2018
Il vescovo di Acerra ha vinto il premio don Peppe Diana.
Terra dei fuochi, mons. Di Donna: la Chiesa non può tacere
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«Prendendo questo premio mi permetto di lanciare un appello, partendo dalla nostra questione locale, alle genti del Nord: 'Riconoscete che anche voi avete lo stesso nostro problema, non lo occultate per paura di un crollo economico come è successo da noi'». Così monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, uno dei luoghi simbolo della Terra dei fuochi, accoglie il premio Don Peppe Diana assegnato «perché si è sempre battuto per un’operazione verità sul dramma ambientale». Che per il vescovo non è solo in Campania. «Si deve combattere contro la mentalità che sia un fatto locale, sia un fatto nostro, la Terra dei fuochi. Ed è un rischio che corre anche l’ultimo decreto denominato appunto 'decreto Terra dei fuochi'. La Terra dei fuochi non è un luogo, ma un fenomeno. Dobbiamo fare un salto di qualità perchè diventi davvero una questione nazionale. Quelli del Nord non possono dire 'questo è un problema vostro'. E quindi lasciano fare al ministro un decreto solo sulla Campania. Questo sarebbe un gravissimo errore». Monsignor Di Donna torna poi a rivolgersi «ai nostri fratelli del Nord, soprattutto di una certa parte politica. Ricordo che esistono Brescia, Casale Monferrato, Marghera, il problema dell’acqua nel Veneto. Ogni giorno Avvenire ci informa delle varie Terre dei fuochi».

Quale è il messaggio che parte da Acerra?

Acerra e il territorio della Terra dei fuochi diventano un caso di scuola a livello nazionale, è il servizio che noi rendiamo al Paese. Però dall’altra parte devono accogliere la nostra mano tesa e la questione ambientale deve diventare realmente un’alternativa anche politica come questione primaria che va affrontata insieme. Parafrasando il titolo di un documento dei vescovi sulla Chiesa nel Sud 'non se ne esce se non insieme'.

Che significato ha il premio che le è stato assegnato?

È un riconoscimento alla Chiesa, non alla persona. Soprattutto alla Chiesa campana che in questi ultimi anni ha messo la salvaguardia del Creato al primo posto. Ed è un piccolo frutto della profezia della Laudato Si’.

La Chiesa che si occupa di ambiente. Qualcuno dirà 'cosa c’entra'?

L’Enciclica di papa Francesco lo spiega abbondantemente nei fondamenti biblici e teologici. Parte dalla sofferenza del popolo. Io infatti mi sento un pastore convertito alla questione ambientale proprio dalla sofferenza della sua gente. Poi c’è lo sguardo ad un’ecologia integrale perché la questione ambientale si connette con quella del lavoro, con quella dei poveri come dice il Papa. Qui da noi lo avvertiamo fortemente. È un aspetto della giustizia e della carità.

In questo momento qual è la situazione nei vostri territori?

Sicuramente è calata l’attenzione. Nei mesi scorsi abbiamo sentito dire che è una grande bufala, che non sono veri i dati dei malati e dei morti. C’è poi un forte senso di rassegnazione tra la gente e quindi la Chiesa deve dare speranza.

Lei nei giorni scorsi ha lanciato un allarme: «Acerra non vuole essere la pattumiera della Campania».

Tutto sta avvenendo nel rispetto delle leggi perché la Regione ha dato l’autorizzazione a una serie di aziende che trattano rifiuti speciali. E lo ha fatto dicendo che non può fare diversamente perchè hanno tutte le caratteristiche e i requisiti. Ma perché questa concentrazione solo ad Acerra, in un territorio già gravemente segnato dall’inquinamento? Perché non si fa una sorta di moratoria o almeno una più equa distribuzione di queste aziende? Altrimenti rimane il sospetto atroce, che diventa sempre più una certezza, che si voglia fare del nostro territorio solo un luogo per ospitare rifiuti. Se ne vanno i gioielli dell’industria agroalimentare e dobbiamo accogliere solo aziende di rifiuti inquinanti. Questo non è più sopportabile. Non possiamo più accogliere altro. Il governo faccia un biomonitoraggio sulla nostra gente e veda come stanno le cose. E si consideri il nostro territorio chiuso. Stop.

Oggi è il sessantesimo compleanno di don Peppe Diana che scrisse 'in nome del mio popolo non tacerò'. Lo fa anche il vescovo di Acerra?

Non solo. A non tacere è tutta la Chiesa.

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