lunedì 5 giugno 2023
Incinta all'ottavo mese di gravidanza, la donna (che ha già altre 4 bimbe) ha perso la casa a Conselice, distrutta dall'acqua. Gli Sos ai Comuni e ai Servizi sociali, tutti inascoltati per ora
Nancy mostra il suo pancione: Antony, il suo quinto figlio, nascerà il 12 giugno

Nancy mostra il suo pancione: Antony, il suo quinto figlio, nascerà il 12 giugno

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Il passeggino nuovo. «Quello non siamo riusciti a salvarlo. È rimasto lì, in soggiorno, mentre l’acqua esplodeva dal tombino del garage e invadeva la cucina e la sala. L’avevamo comprato una settimana prima». Nancy non smette di pensare alla sua casa di via Bellini, a Conselice (Ravenna), invasa dal fango il pomeriggio di giovedì 18 maggio. C’era la vita, lì, che lei e il suo Giovanni avevano sognato per le loro 4 bambine e per il piccolo Antony: Nancy lo porta in grembo, in un pancione che fa tenerezza da tanto è grosso. Il termine della gravidanza è fissato al 12 di giugno. «Un momento fantastico per partorire, vero?», dice sconsolata. E le viene da piangere, perché Antony è la gioia più grande e ora anche la più grande disperazione: «Non so dove metterlo, il mio bambino. Abbiamo perso tutto».

Ci sono sfollati e sfollati in Romagna. Nancy e Giovanni sono di quelli doppiamente sfortunati: nella loro casa, presa in affitto e arredata a costo di enormi sacrifici, erano entrati a vivere appena due mesi fa. Proprio per l’arrivo di Antony, per la necessità di avere più spazio per tutti e per i costi più bassi degli immobili a Conselice piuttosto che a Imola, dove vivevano: «Io lavoravo a contratto prima di restare incinta, facevo le pulizie per conto di una ditta - spiega lei, che ha 29 anni -. Naturalmente, non appena hanno saputo della mia gravidanza mi hanno lasciato a casa. Giovanni invece ha un lavoro fisso in un’azienda di Medicina. Fatti due conti, e impossibilitati come siamo ad acquistare una casa, abbiamo fatto domanda per quelle popolari. Domanda che è stata rifiutata». Difficile affittare un’immobile piccolo («l’unico che possiamo permetterci»), per una famiglia numerosa: «Quando i proprietari venivano a sapere delle bambine e di Antony in arrivo ci dicevano subito di no, “siete troppi”». Finché la ricerca s’è fermata a Conselice, appunto, in una casetta su due piani col garage collegato e un piccolo giardino, «per noi un sogno».

A spezzare il sogno è stata l’alluvione. E quel garage attaccato alla porta della cucina da cui è entrato di tutto: acqua, melma, pesci morti. Nancy stava tornando a casa con le bambine quel pomeriggio quando Giovanni l’ha chiamata: «Vai da tua madre a Imola, qui è un disastro». Lui ha tentato con le mani e i sacchi e gli stracci di tenere chiuso quel tombino, ma niente da fare. Poi la corsa per salvare il salvabile, qualche documento, le borse: era già troppo tardi per tutto il resto. Da quel giorno è iniziata la nuova quotidianità della grande famiglia a casa della nonna, 45 metri quadrati diventati un accampamento: sacchi a pelo e divani letto in sala, un letto da dividere in 3 o 4 in stanza. Ma Nancy non si è arresa: «Ho scritto subito al sindaco di Imola, tramite Facebook, spiegandogli la nostra situazione e chiedendo la disponibilità di un alloggio. La mia figlia più grande è asmatica, lo sono anche io, e poi c’è Antony…». Il sindaco risponde e rimanda Nancy agli uffici dell’assessorato all’Ambiente, Mobilità sostenibile e Politiche di genere, a cui la giovane mamma scrive subito una mail. La indirizzano ai Servizi sociali, sempre di Imola, che a loro volta passano la palla a quelli di Ravenna, visto che la residenza è a Conselice. Da Ravenna, di nuovo, il passaggio su Lugo, da cui non arriva nessuna risposta: «E così siamo soli, dimenticati. Il che mi riempie di rabbia, perché non pretendiamo chissà quale privilegio, solo una risposta su come comportarci e su dove poterci sistemare, anche pagando».

A Conselice infatti l’acqua s’è finalmente ritirata, ma della casa non è rimasto nulla: i mobili da buttare, i muri impregnati di umidità e già fioriti di muffa, «sicuramente non posso tornare lì con le bambine e di certo non con il piccolo Antony, che nasce tra pochi giorni. E poi chi mi garantisce che non possa accadere di nuovo?». Così riecco Nancy daccapo, con le lacrime che le stritolano la voce, «perché questo dovrebbe essere un momento di gioia e invece sono terrorizzata».

Il passaparola a volte può più degli aiuti istituzionali e la sua storia è arrivata prima sul tavolo del Centro di aiuto alla vita di Lugo, poi su quello della presidente di Federvita Emilia-Romagna, Antonella Diegoli, un vulcano di iniziative per le donne in gravidanza già durante il terremoto, in queste ore in prima linea per rispondere alle esigenze delle famiglie e delle giovani coppie nelle zone alluvionate: «Ci siamo subito mobilitati, la rete dei nostri volontari sta cercando la disponibilità di un alloggio da Castel Bolognese fino a Budrio e Imola – spiega -. Abbiamo anche contattato l’amministrazione di Medicina, dove Giovanni lavora, che nuovamente però ci ha rimandato a Lugo. Speriamo che le autorità si muovano per la situazione di Nancy e del suo piccolo». Ma le donne in gravidanza tra gli sfollati e quelle che hanno appena partorito sono sicuramente tante, «due hanno già contattato i nostri Cav, noi vorremmo poter raggiungere anche le altre e far loro sentire che non sono sole. Per questo stiamo insistendo, non senza difficoltà, che dalla Regione sia diffuso capillarmente il numero verde di Sos Vita (800813000, ndr)». Nancy intanto aspetta un posto dove poter ricominciare a costruire la sua nuova vita, e quella di Antony.

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