domenica 17 novembre 2013
​Le motivazioni dell’affido: più tutelata con gli «zii». Il garante per l'infanzia: è il momento di parlare di adozioni agli omosessuali. Eugenia Roccella: «Affermazioni ideologiche, chieda ai giudici qual è il modello familiare che si vuole trasmettere» (di Caterina Dall'Olio)
Il maggior bene del cucciolo d'uomo di Mariolina Ceriotti Migliarese
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Non si spengono le polemiche suscita­te dalla sentenza che affida una bim­ba di tre anni a una coppia omoses­suale, il Tribunale per i minorenni di Bologna, che aveva preso la discussa decisione. E le mo­tivazioni del decreto con cui i giudici hanno respinto il ricorso della Procura al provvedi­mento non fanno che aprire nuove, pesanti perplessità sulla scelta: «In assenza di certez­ze scientifiche o dati di esperienza – scrive il collegio presieduto da Giuseppe Spadaro – co­stituisce mero pregiudizio la convinzione che sia danno­so per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale».Non solo: «La bambina – ag­giunge il Tribunale bologne­se – proviene da un nucleo monogenitoriale ove già esi­ste una sorella, e ha chiari i suoi riferimenti parentali, i quali, stanti i lunghi periodi di assenza della figura paterna, avrebbero potuto essere compromessi con il suo in­serimento in una famiglia di tipo tradiziona­le formata da una nuova coppia di genitori e da altri bambini loro figli». Meglio allora – que­sto il singolare ragionamento dei giudici – u­na coppia dello stesso sesso. «L’irreperibilità di soluzioni più tutelanti – hanno spiegato fonti interne al Tribunale – e l’inopportunità per l’equilibrio della bambina di allontanarla dal contesto familiare per inserirla in un altro a lei ancora sconosciuto hanno condotto al­l’individuazione degli attuali affidatari».

Sembra assodato che la bimba, di famiglia straniera, che viveva con la sorella più grande e la mamma nella città emiliana, conoscesse da tempo i due 'zii' con cui vive ormai da feb­braio scorso. Gli stessi che si occuperanno di lei per 24 mesi, rinnovabili, come ha stabilito il Tribunale minorile di Bologna. Il provvedi­mento del giudice tutelare era stato impu­gnato dalla Procura minorile del capoluogo emiliano, perché «c’è stata poca trasparenza» ha spiegato il procuratore capo Ugo Pastore. Non era chiaro – secondo la Procura – se fos­sero state vagliate altre strade, prioritarie per legge, come l’affido a una coppia con altri fi­gli minori. «La circostanza per cui la minore è stata affidata alla coppia, e non ai due com­ponenti della stessa singolarmente non è in contrasto con le norme di legge – ribatte il Tri­bunale –. Considerare in questo caso i due componenti non idonei in quanto coppia si­gnificherebbe affermare che ciò è dovuto al­la loro unione e quindi alla loro sessualità». Sulla vicenda non ha potuto esimersi dall’in­tervenire anche il Garante per l’Infanzia, Vin­cenzo Spadafora: «È ormai giunto il momen­to che nel nostro Paese si apra un dibattito in tema di diritti civili e quindi anche un con­fronto sulle adozioni alle coppie omosessua­li ». «Se volesse garantire davvero l’infanzia – replica Eugenia Roccella – invece di fare di­chiarazioni ideologiche dovrebbe chiedere al Tribunale di Bologna qual è il modello di fa­miglia che si vuole trasmettere alla bambina. Dovrebbe chiarire in quale punto della legge si prevede esplicitamente la possibilità di af­fidare un minore a una coppia omosessuale». ​

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