mercoledì 19 febbraio 2014
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​La base sconfessa Beppe Grillo e gli "ordina" di andare alle consultazioni con Matteo Renzi. Il comico obbedisce, e ha già chiesto al premier incaricato di essere ricevuto oggi e di trasmettere l’incontro in diretta streaming. Il punto fondamentale, dunque, è che di fronte al segretario Pd sarà seduto proprio lui, il leader M5S (insieme ai capigruppo di Camera e Senato D’Incà e Santangelo).La consultazione on line dei militanti si è chiusa ieri sera alle 22 e ha dato esiti sorprendenti: si sono espressi 41.240 votanti su 85.408 aventi diritto (i cittadini registrati al sistema web dell’ex comico), i favorevoli all’incontro con Renzi sono stati 20.843, i contrari 20.397. Meno di 500 voti di differenza. Restano i soliti misteri sui sondaggi on line del Movimento, al punto che in tarda serata si sospetta che Grillo abbia deciso di cambiare linea rispetto al mattino («Io e Casaleggio riteniamo di non dover partecipare», tuonava alle 15.20 sul blog mentre i suoi parlamentari erano riuniti in assemblea) e di sfruttare l’occasione mediatica del faccia a faccia con il premier incaricato, da lui insultato anche ieri durante la sortita al festival di Sanremo («È il vuoto di Newton...»). Ora la palla è in mano a Renzi. La sensazione è che il premier incaricato non si sottrarrà allo streaming.Il colpo di scena arriva al termine dell’ennesima giornata infuocata, in cui "lealisti" e "dissidenti" si sono sfidati senza esclusione di colpi. Mentre è in corso l’assemblea convocata dal Movimento 5 Stelle per decidere se andare o meno alle consultazioni, il senatore Lorenzo Battista - uno dei più critici nei confronti dei vertici - suona l’allarme: «È appena uscito un post firmato da Grillo e Casaleggio – dice informando gli oltre 100 pentastellati presenti –. C’è scritto che secondo loro non si deve partecipare a una farsa. Comunque è stato lanciato un referendum lampo in rete. L’ultima parola spetta agli attivisti». A quel punto scoppia il caos. Il deputato Walter Rizzetto, uno che voleva andare a vedere le carte, si infuria: «Non ha senso andare avanti con la riunione, chiudiamola qui». «Basta con le decisioni calate dall’alto, questa non è democrazia», tuona un altro collega. La maggioranza, però, vota per proseguire con la discussione. Allora più di 20 parlamentari (tra deputati e senatori) abbandonano l’incontro ed escono sbattendo la porta. E il loro gesto è capito da molti colleghi di solito meno critici verso Grillo e Casaleggio.La retromarcia di Grillo, certo dettata dal web, potrebbe anche essersi resa necessaria per restituire un’immagine unica al Movimento, sempre più scossa dalla voce di imminenti scissioni propedeutiche all’appoggio (diretto o indiretto) al governo Renzi (specie al Senato). «Forse Beppe non aspettava altro, se la riteneva un’inutile pagliacciata avrebbe mandato solo i capigruppo, invece sta venendo di corsa a Roma», commenta in serata una deputata in bilico tra dissidenza e fedeltà.
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