giovedì 27 ottobre 2016
Il preside dell'istituto di Vigone e Cercenasco, due piccoli centri del Torinese, vieta la visita del presule agli alunni: «Viola la laicità, è un'ingerenza». Le proteste dei genitori e del sindaco
L'arcivescovo Nosiglia? «A scuola non entra»
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«È stata una scelta unilaterale del dirigente scolastico: ha fatto tutto da solo, senza aver ascoltato né le maestre né i genitori». A Vigone e Cercenasco, due piccoli centri in provincia di Torino, viene commentata con sconcerto la decisione del dirigente scolastico Lorenzo Varaldo di non permettere l’incontro tra l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia e i ragazzi dell’istituto comprensivo locale. In una lettera inviata al parroco don Roberto Debernardi, il preside comunica le sue motivazioni: «Il vescovo e la sua carica sono legati alla Chiesa cattolica. Se vuole salutare i ragazzi, lo faccia negli spazi della parrocchia. La laicità non è semplicemente il rispetto di tutte le posizioni, ma anche e prima di tutto la protezione delle istituzioni della Repubblica dalle ingerenze».

Una presa di posizione piuttosto originale, visto che, negli stessi paesi, la collaborazione non è mai venuta meno: a Cercenasco, solo qualche giorno fa, il Comune ha ereditato gran parte del patrimonio personale di un anziano sacerdote e a Vigone gli studenti sono stati a lungo ospitati in oratorio, quando l’edificio scolastico era inagibile. Commenta il sindaco Teresa Rubiano: «Cercenasco è ben felice di accogliere il vescovo. Sono amareggiata perché pare che ora voglia prevalere la divisione rispetto all’unità. Non è mai successo nulla del genere in zona e spero che il preside, dopo averci ragionato, cambi idea».

Il Consiglio di istituto si riunisce in queste ore in forma straordinaria per discutere la questione e in molti, tra genitori e docenti, hanno già espresso la propria contrarietà alla decisione del dirigente scolastico. Don Roberto Debernardi, intanto, non vuole dare spazio alle polemiche: «Questi inutili muri sono ormai superati da anni, sono un retaggio del passato. Un vescovo può entrare in una scuola e parlare tranquillamente di valori universali, come la pace e l’accoglienza. Forse il preside non si è ancora collocato bene in questa nostra realtà di collaborazione, ma noi continueremo a lavorare in rete: ci interessa soltanto il bene dei ragazzi».

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