martedì 22 gennaio 2019
Di Maio ufficializza l'incarico durante la kermesse M5s sul Reddito di cittadinanza. Salvini ironizza: e allora Pozzetto e Calà? Il premier Conte alla convention: sarò garante di nuovo patto sociale
Banfi nella commissione Unesco. Salvini ironizza
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Doveva essere la ciliegina sulla torta. E invece alla fine la presenza di Lino Banfi alla kermesse M5s sul Reddito di cittadinanza diventa una delle notizie del giorno, mettendo in ombra la stessa convention pentastellata sulla "misura-simbolo" dell'ultima manovra economica. E' proprio all'inizio del "big event", svoltosi a Roma presso il "Nazionale spazio eventi", a due passi dal Viminale, che Luigi Di Maio chiama Banfi sul palco e annuncia che l'attore pugliese sarà «il rappresentante del governo nella Commissione nazionale Unesco», organismo che fa da "referente" in Italia dell'agenzia Onu per l'educazione, la scienza e la cultura. «Da oggi Banfi è patrimonio dell'Unesco», sorride il vicepremier M5s. In realtà, lo si capirà lungo la giornata, Banfi entra nella Commissione quota ministero dello Sviluppo, e non come espressione dell'intero esecutivo.

Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi, è abilissimo in un contesto ultrapolitico, spiega che lui è lì perché gli dovevano dare l'incarico e si tiene alla larga da giudizi sul Reddito di cittadinanza. Ma la nomina la incassa e le parole con cui la accoglie creano immediatamente polemiche: «Che c'entro io con la cultura? - si schernisce -. Finora le commissioni si sono fatte con i plurilaureati che conoscono bene i posti, la geografia, l'ipogeo. Io voglio solo portare un sorriso anche nei posti più seri». Immediata la sollevazione non solo delle opposizioni, ma anche di voci del panorama culturale nazionale. Ma l'ironia più pesante arriva dall'alleato di governo di Di Maio, Matteo Salvini: «Hanno nominato Banfi... E allora Pozzetto? E Jerry Calà? E Umberto Smaila? Apriamo un dibattito... per fortuna l'Italia è così bella che può promuoverla chunque».

Non sono parole lusinghiere né per Banfi né, soprattutto, per Di Maio. Che invece sul palco duetta con l'82enne attore pugliese ricordando i primi incontri, la sua ammirazione per "nonno Libero" e la totale conoscenza dei cosiddetti B-movies degli anni 70-80 di cui Banfi era uno dei protagonisti assoluti. «Mi puoi anche interrogare», scherza Di Maio. «E' un bravo raghezzo», replica Banfi con la "e" con cui si è fatto spazio nel mondo dello spettacolo. Prudentissimo, Banfi, nel non lasciarsi confondere con la kermesse sul Reddito di cittadinanza. L'unica licenza che si prende è rimarcare le tre cose che lo uniscono al premier Giuseppe Conte, anche lui presenza alla convention: «E' pugliese come me, tifa Roma come me ed è il presidente del Consiglio».

Quando Banfi, pochi minuti dopo, lascia il "Nazionale spazio eventi", la notizia è già stata battuta dalle principali agenzie di notizie, oscurando il seguito della kermesse. Un appuntamento attesissimo dalla galassia M5s, che arriva, tra l'altro, prima che il testo sia pubblicato nella Gazzetta ufficiale. Dopo il mini-show con Banfi, però, l'appuntamento, molto simile a una convention aziendale, si dilunga molto tra numerosi interventi tecnico-politici e video che di qui a poche ore saranno sulla rete per spiegare il Reddito ai cittadini.

E a proposito di questi video promozionali, un aspetto salta all'occhio: la parola "stranieri" viene sostituita da "lungosoggiornanti". Forse un po' di timore nel far sapere ciò che è già noto, ovvero, che gli immigrati presenti sul nostro territorio da 10 anni (di cui gli ultimi 2 in modo continuativo) hanno diritto al Reddito. Una scelta comunicativa sulla quale riflettere.

La prima fila del Centro congressi vede uno a fianco all'altro il premier Giuseppe Conte, il "pasionario" Alessandro Di Battista, la sindaca di Roma Virginia Raggi e Davide Casaleggio, il "custode" della piattaforma Rousseau e erede della "visione" di democrazia diretta del papà Gianroberto, il cofondatore di M5s. Il ricordo di Casaleggio sr è quasi il filo rosso della convention. Mentre Beppe Grillo riduce la sua presenza a un video registrato, con una visuale non nitida, in cui inneggia sottovoce alla «più grande manovra politico-finanziaria che si sia mai vista». Un video che passa alla fine della kermesse, quando la platea di parlamentari, amministratori e giornalisti rumoreggiava e si preparava a lasciare la sala.

Luigi Di Maio fa il presentatore e lancia gli ospiti, in un'atmosfera segnata da luci blu scure, schermo a led dietro il palchetto e sottofondo musicale psichedelico. Ma le persone che devono parlare sono tante, troppe. Le punte sono Di Battista, che si consente l'unico accenno politico-polemico («Il Pd raccoglie le firme contro il Reddito, buon funerale»), Conte che si autonomina «garante di questo nuovo patto sociale perché questo progetto non sia deturpato da abusi, furbizie e storture» e infine Davide Casaleggio, che ribadisce le sue idee sul post-lavoro e inquadra il Reddito come strumento per accompagnare i cambiamenti legati a tecnologie e robotica. Loro stanno nei tempi, sta nei tempi ed è brillante anche Mimmo Panico, il superconsulente rientrato dagli Usa per aiutare Di Maio e che però sceglie per l'occasione una cravatta verde-Lega. Non stanno nei tempi la "mamma" del Reddito Nunzia Catalfo e il professore Pasquale Tridico. In generale sul palco ci salgono in troppi (la vicepresidente del Senato Taverna, il sottosegretario Fioramonti che avvisa Salvini «la criminalità viene dalla disuguaglianza», il parlamentare Tripiedi, il capogruppo alla Camera D'Uva...). E così il "big-event" perde di ritmo. In nuce però si vede il futuro programmatico di M5s, dal salario minimo sino alla più volte accennata «riduzione dell'orario di lavoro».

E mentre dentro la sala congressi ci si dilunga, fuori è già partito il battage su Banfi. Il presidente del Pd Matteo Orfini trova le parole dell'attore pugliese "umilianti" per chi ha studiato. Ma c'è anche chi difende la scelta o almeno ritiene non ci siano grandi motivi di polemiche. «Mi sta simpatico», dicono alla stessa ora, da due latitudini politiche e geografiche diverse, due governatori come Toti e De Luca.

Per alleggerire un po' il peso degli attacchi, a convention conclusa il ministero dello Sviluppo economico diffonde una nota stampa con cui comunica che il ruolo di Lino Banfi non sarà «quello di rappresentante dell'Unesco, ma di membro della commissione». Tuttavia la stessa nota del Mise offre motivi per nuove polemiche quando ricorda che "nonno Libero" entra nell'organismo «in sostituzione di Pupi Avati - regista che ha vinto due David di Donatello - che ricopriva il ruolo di referente per la comunicazione». Si tratta di un errore, Banfi - precisa poi il Mise con un "errata corrige" - prende il posto di Folco Quilici, documentarista e scrittore deceduto lo scorso anno. Mentre Avati resta al suo posto.

La Commissione (qui la sua composizione completa), istituita nel 1950 presso il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha lo scopo di favorire la promozione, il collegamento, l’informazione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi Unesco in Italia. Si compone di un Consiglio direttivo che ha carattere operativo e un’Assemblea dei rappresentanti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dalla Farnesina, dal Tesoro, dal ministero dell'Istruzione, dal Mise, dal dicastero dell'Ambiente, dal Senato, dalla Camera, dalla Conferenza dei governatori, dall'associazione delle Ong italiane.


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