mercoledì 21 agosto 2013
​Applausi e una pacifica protesta di alcuni migranti che hanno chiesto al ministro di visitare l'interno del centro di accoglienza «per verificare le loro reali condizioni di vita». Nella struttura sono presenti 1.450 persone a fronte di una capienza di circa 900 unità. Da Catania la denuncia del Cir: dieci egiziani rimpatriati senza poter incontrare gli operatori
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​Applausi e proteste pacifiche oggi per la visita del ministro Cecile Kyenge al Centro d'accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Sant'Anna a Isola Capo Rizzuto. Il ministro per l'Integrazione è stata "bloccata" all'interno del centro, dalla protesta pacifica di una trentina di ospiti che si sono messi davanti al cancello impendendo l'uscita dell'auto in cui si trovava la rappresentante del governo Letta. I manifestanti, gli stessi che ieri hanno bloccato la statale 106, hanno chiesto che la Kyenge visitasse tutto il centro «per verificare le loro reali condizioni di vita».Il ministro è giunta al Cara accompagnata dal prefetto di Crotone Maria Tirone ha visitato alcune strutture del centro e dell'attiguo Cie, chiuso nei giorni scorsi dopo la rivolta e le devastazioni seguite alla morte di un giovane marocchino. Il Cara attualmente accoglie 1.450 persone a fronte di una capienza di circa 900 unità.Inoltre, buona parte delle persone che si trovano nel centro, sono alloggiate all'interno di container. Il ministro ha assicurato che i container verranno dismessi. «Ho ascoltato gli operatori, ho ascoltato tutti quelli che lavorano; ho potuto constatare anche le attività messe in campo all'interno del Centro di accoglienza, ricreative, con spazi di ascolto per le donne, per i bambini e mi hanno spiegato tutto il percorso per la loro integrazione, anche quella scolastica - ha commentato il ministro - Abbiamo visitato anche la parte nuova del Cara e questo è un punto fondamentale per poter far capire l'importanza del lavoro che sta portando avanti il centro, gli operatori, le organizzazioni che stanno dentro al Cara».Tornando alla questione del Cie  di Isola Capo Rizzuto (chiuso dopo una violenta rivolta degli immigrati detenuti al suo interno) il ministro Kyenge sottolinea che si tratta di «un problema nazionale che deve fare riflettere su quelle che sono le norme e le leggi sull'immigrazione. La chiusura del centro è l'ultima insieme aquella di Lamezia Terme, di Modena, di Bologna. E deve favorire l'apertura di una riflessione».Denuncia del Cir: dieci egiziani rimpatriatiLunedì mattina sono sbarcati a Catania su una delle tante carrette del mare. Ieri sono stati rimandati in Egitto su un volo della Egyptair. È accaduto a dieci egiziani. Nessuno ha verificato se potevano chiedere asilo politico o una qualche altra forma di protezione umanitaria, visto che il loro Paese è in fiamme. «È un respingimento, illegittimo», protesta Maria De Donato, responsabile dell'Ufficio legale del Centro italiano per i rifugiati (Cir). «Abbiamo chiesto più volte sia lunedì che martedì di incontarli ma il permesso ci è sempre stato negato -denuncia-. E ora ci è stato confermato che sono stati rispediti in Egitto». Anche alle organizzazioni che fanno parte del progetto Presidium (Oim, Unhcr e Croce rossa italiana) sarebbe stato impedito di incontrare i dieci egiziani. Nessuno quindi ha dato informazioni o assistenza legale ai migranti, visto che questo compito spetta appunto alle organizzazioni del progetto Presidium, voluto dal Ministero dell'Interno proprio con l'intento di migliorare l'accoglienza delle persone che sbarcano sulle coste italiane.

Secondo il Cir si tratta di un respingimento illegittimo perché eseguito «a priori» sulla base della nazionalità, senza valutare caso per caso. «I siriani infatti sono stati giustamente accolti -sottolinea-. Invece agli egiziani è stato riservato un trattamento diverso».  Tra Italia e Egitto esiste un accordo di rimpatrio. «Ma ora la situazione nel Paese è cambiata e la gente sta scappando da una situazione esplosiva - aggiunge De Donato -. Ogni persona va valutata per il suo caso specifico, non solo in base alla nazionalità. Non sappiamo se fra quei dieci egiziani c'era qualcuno che aveva diritto a chiedere asilo politico».
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