lunedì 17 novembre 2014
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C’è un pezzo di carta che non può essere smentito, un documento firmato da Jean Claude Juncker in persona e dal suo vice Frans Timmermans. Destinatari: Matteo Renzi (in qualità di presidente di turno dell’Ue) e il vertice dell’Europarlamento, il socialista tedesco Martin Schulz. Una lettera inviata a Roma e a Strasburgo via mail il 12 novembre, con l’illustrazione del programma per il 2015 della nuova Commissione Ue. Dieci punti, il primo dei quali è la priorità assoluta: «Una nuova spinta per il lavoro, la crescita e gli investimenti». Un impegno tradotto in tre obiettivi: il pacchetto da 300 miliardi pronto entro la fine del 2014, la rivisitazione della strategia 2020, la semplificazione delle regole comunitarie. Da notare: in quattro pagine non c’è una parola sull’austerità. Anzi, il punto 5 si spinge a promuovere «una più profonda e giusta unione monetaria ed economica» che accompagna al «rafforzamento della governance» anche una «rivisitazione» (traducibile anche come «verifica») del «six pack e del two pack», i regolamenti sulla riduzione del debito e del deficit che tengono per la gola i Paesi del Sud Europa, Italia in testa.La missiva è stata accolta a Palazzo Chigi come un robusto scudo da opporre agli «euroburocrati» che vorrebbero, entro fine novembre, chiedere a Roma un’ulteriore e insostenibile correzione della manovra. E ieri girava al G20 australiano di Brisbane come la prova provata che l’Ue, al di là di ogni ragionevole dubbio, è pronta a voltare pagina. Per Renzi è una mail dalla quale non si può tornare indietro, specie dopo il primo giorno di lavoro con i 20 giganti della Terra. Un vertice segnato da ben due faccia a faccia informali con Barack Obama, che ha fortemente incoraggiato il governo italiano a spingere sulla crescita in Europa. «In questi anni gli Usa hanno dato lavoro a più persone di tutte le economie sviluppate insieme – ha tuonato il presidente Usa nel suo speech con la stampa –. Non ci si può attendere che da soli portiamo l’economia mondiale sulle nostre spalle».Parole di fuoco che sembrano rivolte ad Angela Merkel, e che fanno tanto gioco al premier italiano. «Qui tutti gli interventi evidenziano che l’austerity non è la risposta – gioca di sponda Renzi prendendo la parola durante la plenaria del G20 –. Noi in Italia dobbiamo fare le riforme che mancano, e ne stiamo facendo molte. Ma dobbiamo cambiare strategia come Eurozona, come hanno suggerito Barack e David (Cameron, ndr). L’Ue deve cambiare gioco».A Brisbane la situazione è totalmente rovesciata rispetto a quanto accade a Bruxelles ai Consigli Ue. In Europa l’Italia è l’alunno pericoloso e indisciplinato, in Australia quasi un appiglio per scardinare il fronte dei rigoristi. E stamattina si capirà se davvero ci sono le condizioni per voltare pagina dopo tre anni di austerity. Due gli appuntamenti in agenda: il vertice Renzi-Juncker, poi il summit Ue-Usa, cui partecipano i vertici delle istituzioni comunitarie e i capi dei governi europei ammessi al G20 (oltre al premier italiano ci sono Hollande, Merkel e Cameron, con la cancelliera dunque in minoranza).Il faccia a faccia tra il premier italiano e il neopresidente della Commissione Ue è particolarmente atteso perché segue le polemiche a distanza delle settimane scorse e arriva dopo giorni in cui si sono rincorse voci su una nuova correzione alla manovra che Bruxelles si appresta a chiedere. Forte del sostegno di Obama, Renzi è disposto a dare battaglia, e a sventolare la lettera che lo stesso Juncker gli ha inviato appena quattro giorni fa. «Non taglieremo nemmeno un centesimo, abbiamo già dato e siamo stati sin troppo comprensivi», è la parola d’ordine di Palazzo Chigi. Anzi, il premier rilancerà, e chiederà la massima attenzione di Bruxelles sul piano da 40 miliardi di euro di opere pubbliche presentato venerdì dal Tesoro alla Banca europea per gli investimenti (Bei). Un pacchetto ambizioso (2200 cantieri, 7,2 miliardi per la banda larga, nuove risorse per Tav, linee ferroviare, autostrade, dissesto idrogeologico, scuola) che, attirando anche investimenti privati, muoverebbe circa 70-80 miliardi. Si tratta di un pezzo che dovrà incastrarsi nel piano europeo da 300 miliardi («Risorse nuove», ha più volte detto Juncker) che il presidente della Commissione si è impegnato a presentare entro la fine dell’anno (e la missiva a Renzi e Schulz ne è la conferma nero su bianco).Anche il vertice Ue-Usa è delicatissimo. Il tema centrale è il trattato di libero commercio (Ttip) tra Europa e Stati Uniti, arenato da mesi da veti incrociati. Obama lo vuole fortemente, ma le capitali europee hanno riserve. È chiaro che l’accordo è parte della strategia globale per la crescita. E il contesto in cui avverrà il confronto sarà politico, non tecnico. In soldoni, si tratterà di capire se Angela Merkel si farà mettere all’angolo dal presidente Usa e dagli altri leader europei.
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