mercoledì 7 maggio 2014
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«Tragedia che non ha paragoni». Antonio Morella, padre di Davide, 34 anni, originario di Bisceglie e sottufficiale della Capitaneria di porto di Genova, ricorda con parole forti l’incidente nel porto di Genova che costò la vita a nove persone. Commosso come può esserlo un padre che ha perso un figlio, ma anche sconvolto dal fatto che giustizia non sia ancora stata fatta e con il timore che mai possa essere fatta. «La via della Giustizia - dice - è difficile, irta di difficoltà, facilmente calpestabile. I responsabili per la loro imprudenza, negligenza ed imperizia hanno causato la morte di 9 persone e 4 feriti. Noi vorremmo ottenere non giustizia di facciata, puramente simbolica ma vera». Morella, come gli altri parenti delle vittime, attende l’inizio del processo. «Ma nel frattempo ognuno cerca di ricorrere ai ripari - afferma con amarezza - magari cercando di far apparire il contrario di quello che è, nascondendo i fatti». Per Morella chi ha avuto responsabilità nel disastro «dovrebbe farsi un serio, sincero e approfondito esame di coscienza, ricordando che oltre alla giustizia terrena ce n’è un’altra certa e pesante, che non perdona! A meno che qualcuno sia convinto che la vita dopo la morte non ha più valore e scompare del tutto». Non nasconde come «il dolore diventa sempre più forte man mano che i giorni trascorrono. I genitori non devono sopravvivere a un figlio, non c’è dolore più atroce». E ricorda studi e rinunce del figlio per un lavoro che gli piaceva ed amava. Morella si domanda poi se i responsabili della tragedia si siano mai chiesti «cosa hanno «combinato».Inutile, per questo genitore, parlare di risarcimento: «I soldi - assicura - non pagano la vita di Davide». Tanto da aver rinunciato ad un’offerta da 200 mila euro perché, dice, «a che scopo venivano offerti se poi nessuno si assume le responsabilità?». E ricorda come «esiste in Italia una normativa che stabilisce che, per quanto riguarda le stragi per terrorismo e causate dalla criminalità organizzata, la pena, qualunque sia la durata del processo, non si prescrive mai. Ci domandiamo: la tragedia di Genova potrebbe essere considerata una strage soprattutto per il modo in cui è avvenuta? Tutti si potevano salvare se in quei momenti qualcuno avesse avvertito il personale della torre di controllo, non avendo ricevuto alcun segnale di avaria della nave». Circostanze per cui «i responsabili dovrebbero essere messi subito in carcere. Mio figlio è morto mentre controllava il traffico navale garantendo la sicurezza della collettività e della navigazione, mentre per lui nessuno ha pensato di garantire sicurezza».E per i nove angeli del mare, verrà realizzata un opera con nove pale bianche che svetteranno davanti al porto antico di Genova, per ricordare i nove caduti nella tragedia. È l’idea di monumento realizzata dall’artista giapponese Susumu Shingu, contattato dall’architetto e senatore a vita Renzo Piano. Al momento l’opera d’arte è solo un bozzetto, ma la Capitaneria di porto cercherà di farla realizzare il prima possibile. Si tratta di un’opera ancorata al fondale marino attraverso un palo al quale verranno collegate le nove pale bianche, che svetteranno dell’acqua.
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