lunedì 6 ottobre 2014
Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ministro Boschi ad avanzare la richiesta. Ma l'ultima parola non è ancora detta. No di Forza Italia e della minoranza Pd. Sì di Casini (Udc).
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Via libera alla richiesta di fiducia in Parlamento per il "Jobs act". A darla è stato il Consiglio dei ministri, che ha formalmente autorizzato il ministro Maria Elena Boschi a porre la questione di fiducia sul provvedimento. In realtà la decisione vera e propria non è stata ancora presa. Il governo, infatti, sta mettendo a punto il maxi-emendamento, che non è stato deciso ancora di presentare e sul quale, eventualmente, considerate le reazioni politiche, sarà posta la fiducia. Nel caso si optasse per questa soluzione, la fiducia sarà richiesta dall'esecutivo direttamente in aula al Senato. Intanto martedì il governo ha in programma un incontro con i sindacati. Le prime reazioni di Forza Italia sono negative: "Il presidente Renzi ha deciso di sfidare il suo partito, o di fingere di sfidarlo - afferma Osvaldo Napoli, esponente di Fi -. Porre la questione di fiducia su una delega tanto ampia quanto vaga, al netto del contenuto dell'emendamento del governo, è un problema che riguarda Renzi e il Pd. Forza Italia non può che votare contro la fiducia. Forza Italia non può entrare in alcun modo in uno scontro tutto interno alla sinistra e giocato sulla pelle degli italiani". Un no è arrivato anche da Gianni Cuperlo, della minoranza Pd: "Il governo non ponga la fiducia sul Jobs Act" e "migliori" il testo, integrandola con "le suggestioni" approvate dalla Direzione del Pd. "Io guardo il merito - ha detto Cuperlo - l'importante è una buona riforma. Sarebbe sbagliato voler impedire o rallentare o bloccare una riforma che è importante, in questo il Presidente del Consiglio ha ragione; occorre una buona riforma che estenda le tutele. Per questo faccio un appello al governo: eviti il voto fiducia su una riforma complessa come quella del mercato del lavoro". Favorevole invece Pier Ferdinando Casini, Udc: "se ci sarà la fiducia il Senato corrisponderà a questa richiesta da parte del Governo: si è parlato troppo di questo argomento e credo che l'Articolo 18 non possa essere un tabù, è il retaggio di un'epoca che è irrimediabilmente passata, non per volontà di Renzi ma per i fatti. Quindi - ha aggiunto - andiamo avanti. Tutti, il mondo degli imprenditori, i mercati e l'Europa aspettano che la volontà riformatrice del Governo si manifesti rapidamente: non possiamo perdere altro tempo".
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