venerdì 15 settembre 2017
Nato in Perù 31 anni fa, a Milano ha conseguito tre lauree
J. Paul Medina

J. Paul Medina

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«I poveri non possono diventare italiani». È la sintesi della fatica fatta da Jean Paul Medina, nato in Perù 31 anni fa, per ottenere la cittadinanza del Paese in cui vive dal 1992. Precisamente a Pioltello, il comune alle porte di Milano dove è arrivato a sei anni. Come molti stranieri, lui e la madre giunsero con un visto turistico, lasciato scadere senza tornare a Lima. «Ci stabilimmo – racconta – con mio padre, immigrato nel 1989; poi, negli anni Novanta, ci regolarizzammo con una sanatoria e questo permise ai miei genitori di lavorare regolarmente». Intanto Jean Paul cresceva: elementari, medie, superiori, una prima laurea in Economia a Pavia, la magistrale in Scienze cognitive alla Statale di Milano, ora una terza laurea in Biostatistica alla Bicocca.

Per anni ha lavorato all’Università degli Studi di Milano: «Sono stato assistente di una docente, tenevo un laboratorio, seguivo gli studenti per le tesi». La vita dei precari delle università italiane è un fenomeno noto, ma per Jean Paul aveva un’altra conseguenza: il reddito non bastava per chiedere la cittadinanza italiana. «A un prestigioso convegno ad Atene – ricorda – non ho potuto partecipare perché non avevo chiesto il visto, dando per scontato che per me valessero le stesse regole dei miei colleghi italiani». Dice Jean Paul: «Per me il Perù, dove non torno da un decennio, è un bel ricordo. L’Italia è invece il Paese in cui sono cresciuto e ho studiato, dove ho scoperto l’amore, imparato a formare i miei pensieri, a prendere posizione e superare i conflitti».

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