sabato 15 giugno 2013
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Il decreto sull’Iva è programmato per fine mese. Letta e Saccomanni, prima di buttarsi nel vertice a quattro sul lavoro, hanno gettato acqua sul fuoco con Alfano e il Pdl, e hanno ottenuto dal ministro Zanonato una netta inversione a U rispetto alle dichiarazioni dell’altro giorno: «Nessuno vuole aumentare l’Iva ma bisogna trovare le risorse», ha detto il titolare dello Sviluppo dopo aver sostenuto, 48 ore fa, che non c’erano margini nel bilancio. Parole che chiudono una giornata di fuoco, iniziata con il netto aut-aut del vicepremier Angelino Alfano assediato dal fuoco amico del Pdl: «Ci battiamo perché l’Iva sia bloccata e l’Imu sulla prima casa abolita, per noi è una bandiera e un obiettivo politico. Il Tesoro completi il lavoro e poi esprimeremo il nostro giudizio».Dunque la partita è aperta e le sortite di Zanonato vengono archiviate come «uscite infelici» (parola del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Sabrina De Camillis). Al ritorno dal G8 irlandese Letta condurrà in prima persona la trattativa politica con Pd e Pdl. Il premier è stanco dei balletti e ha in mente una soluzione che tiene in piedi le esigenze contabili con quelle politiche. E ieri, ricordando che «si è bravi se si dicono dei "no" giusti, non solo se si dice "si"», ha di fatto invitato alla mediazione.Il Tesoro intanto sta vagliando tutte le strade, ma una in modo particolare: selezionare quali prodotti - nei prossimi sei mesi - passeranno al 22 per cento e quali resteranno al 21. Non solo, si lavora ad un rimescolamento che porti anche alcuni beni ora tassati al 10 verso la tariffa più alta. Ma non è facile scegliere. Già si immaginano le reazioni delle filiere produttive "colpite". Perciò su questa strada regna la prudenza. L’alternativa è un congelamento tout-court sino a fine ottobre.Dal punto di vista tattico, Letta è disposto a sopportare che il Pdl si "intesti" la battaglia dell’Iva pur di spuntarla sull’Imu. A Palazzo Chigi l’abolizione totale della tassa sulla prima casa appare una chimera e sottrae risorse alle misure per il lavoro. Perciò, a ruota del decreto Iva si dovrebbe arrivare presto, già entro luglio, alla riforma dell’Imu prevista per fine agosto. L’idea di massima è fissare un’esenzione più alta, sino a 600 euro, che "liberi" dall’imposta l’80 per cento delle famiglie. Il 20 per cento dei proprietari, quelli che garantiscono più gettito, invece pagherebbe. Si potrebbe giungere a questa strada anche con eccezioni ad hoc sul valore della casa. Così anche il Pd avrebbe un trofeo da esporre. Il tavolo tecnico del Tesoro sull’Imu prosegue sulla strada dell’accorpamento con la Tares, e studia una soluzione per evitare che, a dicembre, i proprietari non esentati si trovino a pagare una maxirata che compensi anche quella saltata a giugno. È vero che la soglia di esenzione a 600 euro già garantirebbe un risparmio rispetto al totale 2012, ma si sonda l’idea di far pagare per il 2013 solo la seconda rata. Resta un nodo: il gettito andrà tutto ai comuni (con riduzione dei trasferimenti statali) o, come ora, andrà anche allo Stato?A Palazzo Chigi appare sempre più chiaro che la partita fiscale è la premessa di un’estate serena o bollente. Grillo già scrive sul suo blog che «il governo dice solo panzane», che la realtà è «no tengo dinero». Allo stesso tempo la Cgia di Mestre ricorda che nei primi quattro mesi 2013 il gettito Iva è crollato di 2,3 miliardi, quindi le entrate previste con il salto verso il 22 per cento (2 miliardi per i prossimi 6 mesi, 4 a regime) sono da considerare del tutto eventuali. Anzi, potrebbe verificarsi il paradosso per cui l’aumento apra una voragine nei conti pubblici. Quanto alle coperture del decreto Iva, ieri si è saldato un "innovativo" asse Fassina-Brunetta: la loro proposta è aumentare di 10 miliardi i debiti pagati alle imprese in modo da incassare 2 miliardi di gettito. Al Tesoro nicchiano, preferiscono lavorare alle agevolazioni fiscali.
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