martedì 21 aprile 2015
​Da Fi a Sel al M5S tutte le opposizioni lasciano la commissione per polemica contro la sostituzione dei "ribelli" del Pd. Renzi non si ferma: "avanti tutta, non cediamo alla palude".
Il Pd sostituisce 10 deputati dissidenti
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Le opposizioni reagiscono alla decisione del gruppo Pd di sostituire i dieci esponenti della minoranza Pd, tra cui l'ex segretario Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, lasciando i lavori della commissione Affari costituzionali della Camera, chiamata a votare gli emendamenti all'Italicum. Una posizione, quella della maggioranza dem, che il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta definisce "inaccettabile e che evidentemente vuole eliminare qualsiasi dibattito in qualsiasi senso. Di fronte a questo loro atteggiamento lasceremo al Pd tutta la responsabilità di approvarsi in commissione l'Italicum blindato, a disonore del Partito democratico stesso". La sostituzione dei ribelli, subito ribattezzata "deportellum", "sa tanto di deportazione", è un fatto "democraticamente aberrante e costituzionalmente inaccettabile". Anche la Lega e Fdi hanno deciso di seguire gli azzurri. Non va meglio a sinistra. In trincea Sel, che affida al capogruppo Arturo Scotto la dichiarazione di guerra alla maggioranza renziana: "Renzi tratta la commissione come una sezione Pd. La sostituzione è un atto grave. Sel non partecipa a farse. Lasciamo i lavori e ci vediamo in aula". Identica scelta fa il Movimento cinque Stelle: "non ci stiamo ad assistere alla farsa che il Pd ha imbastito in commissione Affari costituzionali dove il padrone Renzi ha epurato i suoi deputati. La riforma elettorale deve essere migliorata, se non è possibile farlo in commissione lo faremo in aula", spiega il deputato M5S e componente della prima commissione Andrea Cecconi. "Inutile partecipare a una farsa in cui gli attori sarebbero in larga maggioranza burattini di Renzi pronti ad alzare la mano ad ogni comando del capo", sottolinea Danilo Toninelli. Inutile il tentativo fatto dal relatore Sisto di sospendere la seduta per un'ora nella speranza che le opposizioni rinunciassero all'Aventino. Il Pd intanto è nel caos. Con le due fazioni (renziani e minoranza) che si fronteggiano a colpi di accuse reciproche e provocazioni. "È un episodio che credo abbia pochi precedenti nella cronaca parlamentare. È successo in passato che un singolo parlamentare sia stato sostituito in commissione, ma qua siamo di fronte a una sostituzione di massa. È un precedente che forse dovrebbe fare riflettere". Attacca in mattinata  Gianni Cuperlo, a "La Telefonata di Belpietro", sulla sostituzione di dieci membri del Pd. Cuperlo ribadisce inoltre che una eventuale fiducia sull'Italicum metterebbe a rischio la legislatura. "Ora sostituiscici anche in Aula. Non puoi? Peccato". scrive sul suo blog il deputato della minoranza Pd Pippo Civati. "Sono sorpreso, non ne capisco la ratio. Mi pare che ci sia la volontà di strumentalizzare, di sottrarsi al confronto e di ricavare qualche beneficio politico in questo passaggio" ha detto il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, commentando l'Aventino delle opposizioni e assicurando che non ci saranno ripercussioni sulla tenuta del governo. Ma è proprio il premier Matteo Renzi a gettare benzina sul fuoco dettando la linea dura contro i ribelli. Per farlo si affida a Facebook annunciando che si va "avanti su tutto". "Fermarsi oggi significherebbe consegnare l'intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo" scrive il premier. Poi l'affondo sulle sostituzioni. "Chi grida allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti dovrebbe ricordare che è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze" puntualizza Renzi. Lo scontro nel Pd insomma è sempre più acceso.
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