mercoledì 20 aprile 2016
​Nel 2015 superati i numeri storici degli anni '50. Rapporto della Fondazione Migrantes su un fenomeno in crescita: negli ultimi due anni partiti in 20mila.
Giovani: Italia-Australia solo andata
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Non scappano dalle guerre e dai conflitti e neppure sfidano la morte in lunghe e pericolose traversate in mare. Ma anche nei molti giovani italiani che decidono di migrare in Australia c’è coraggio. Hanno sogni e speranze come i migranti che sbarcano sulle coste europee. Per la prima volta il fenomeno migratorio italiano verso il Paese dei Canguri che, nel 2015 ha superato il record storico degli anni ’50, è stato studiato ed analizzato. I dati sono stati pubblicati nel volume 'Giovani italiani in Australia. Un viaggio da temporaneo a permanente', promosso dalla Fondazione Migrantes e presentato ieri pomeriggio a Roma.Il giovane italiano - che ha mediamente un’età compresa tra i 18 e i 30 anni - che decide di imbarcarsi su un volo intercontinentale e salutare i genitori, i fratelli e gli amici per avventurarsi nel Paese dei canguri è «forte, tenace, coraggioso e pronto a mettersi alla prova». Lontano anni luce dal famoso stereotipo 'bamboccione': accetta i passaggi obbligati dei vi- sti, attraverso lavori umili e con paghe relativamente basse. Come quella di completare gli 88 giorni lavorativi nelle fattorie australiane - che è anche il titolo del video- reportage realizzato dalla Fondazione, a completamento della ricerca - a raccogliere mele, pere e pomodori per allungare il primo visto, quello della vacanza-lavoro che per i giovani europei ha una durata di soli 12 mesi. Il reportage è uno spaccato di vita di questi giovani. Racconta come mai hanno fatto questa scelta, dove vivono e chi frequentano e cosa si aspettano dall’Australia. La ricerca dice che hanno abbandonato l’Italia perché è un Paese ingiusto, anti-meritocratico e incapace di offrire opportunità di lavoro giusto e ben pagato. «Vedono l’Australia come il luogo in cui il lavoratore, di qualunque nazionalità, viene rispettato e pagato il giusto» scrivono gli autori Michele Grigoletti e Silvia Pianelli. Ma la 'terra dei canguri' che è un «Paese dinamico, meritocratico e che offre possibilità» non regala niente. All’inizio si parte con l’idea di rimanervi per un periodo breve ma, col passare del tempo e fra stile di vita, clima, spiagge e aspettative future, i giovani migranti italiani fanno di tutto per raggiungere il traguardo della residenza permanente. Il percorso però non è facile. Sono moltissimi gli italiani che, alla scadenza del primo visto vacanza-lavoro richiedono un visto da studente, oppure cercano un visto di sponsorizzazione lavorativa. Ai 14.138 giovani italiani arrivati in Australia, nel 2014-15, con un visto Working Holiday, si aggiungono i 5.602 giovani italiani titolari del visto Studente i 2.105 professionisti del visto Skilled Work, solo per elencare la tipologia dei visti più numerosi. Ai visti temporanei vanno aggiunti i 1.355 cittadini italiani che hanno ottenuto la residenza permanente e gli 824 cittadini italiani che hanno acquisito la cittadinanza australiana.  Complessivamente, quindi, fra residenti temporanei, permanenti e nuovi cittadini australiani, sono 24mila le presenze di italiani in Australia. Un numero che da tre anni ha raggiunto e superato lo storico flusso migratorio degli inizi degli anni ’50 che, secondo le statistiche del Department of Immigration furono 19.007. «Le partenze di italiani dal nostro Paese – ha detto Cristina Ravaglia, direttore generale per gli Italiani all’estero e le politiche migratorie del ministero degli Affari Esteri – sono aumentate del 50% negli ultimi dieci anni. A differenza dei migranti del passato, chi parte oggi conosce molto più spesso di allora l’estero perché vi ha studiato, o semplicemente per turismo. Importante è il movimento di professionisti e ricercatori, ma numerosi sono oggi .ome allora coloro che si recano all’estero per cercarvi un futuro migliore senza possedere una specifica esperienza professionale.
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