venerdì 23 settembre 2022
Il rapporto dell'Istat sulla popolazione residente prevede che nel 2070 gli italiani saranno meno di 50 milioni e che, nel 2041, più di 10 milioni vivranno da soli
In Italia nascono sempre meno bambini

In Italia nascono sempre meno bambini - Ansa

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Meno popolata, più anziana e con famiglie sempre più piccole. Sarà l’Italia dei prossimi decenni, secondo le, non confortanti, previsioni pubblicate ieri dall’Istat nel consueto report annuale sulla popolazione residente, che conferma «un potenziale quadro di crisi». La popolazione residente sarà sempre di meno, passando dai 59,2 milioni del 2021 ai 57,9 milioni del 2030, ai 54,2 milioni del 2050, fino a scendere addirittura sotto la soglia piscologica dei 50 milioni, attestandosi a 47,7 milioni nel 2070.
Ad aumentare sarà, invece, la quota di popolazione anziana (sopra i 65 anni), che nel 2050 arriverà a toccare quota 34,9% del totale, oltre 10 punti percentuali in più rispetto al 23,5% del 2021. A causa di questa dinamica, osserva l’Istat, «il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 anni e over 65), passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050. In pratica, per ciascun lavoratore ci sarà un pensionato o, comunque, un bambino non ancora in età da lavoro. Inoltre, tra un trentennio il rapporto tra ultra65enni e under14 sarà in misura di circa tre anziani per ciascun ragazzo, «con potenziali effetti – scrive l’Istat – sul mercato del lavoro, sulla programmazione economica, sul mantenimento del livello di welfare necessario al Paese».

L’anno “chiave”, per quanto riguarda la proporzione tra le generazioni, sarà il 2049, quando i decessi potrebbero addirittura doppiare le nascite: 788mila morti contro 390mila nati. «Tra il 2050 e il 2070 – si legge sempre nel report dell’Istituto di statistica – la popolazione diminuirebbe di ulteriori 6,4 milioni e ammonterebbe a 47,7 milioni nel 2070, con una perdita complessiva di 11,5 milioni di residenti rispetto a oggi».

Il calo della popolazione residente riguarderà l’intero territorio nazionale. Entro 10 anni andrà incontro a un calo demografico un numero crescente di Comuni, l’80% secondo lo scenario mediano tracciato dall’Istat, entro il 2031. A soffrire saranno soprattutto i 1.060 paesi delle aree interne e i comuni delle aree rurali, che passeranno, in dieci anni, da 10,1 a 9,5 milioni di residenti.
Entro i prossimi vent’anni, nel 2041, l’Istat prevede una crescita complessiva del numero delle famiglie, che però saranno sempre più piccole.

Se i nuclei arriveranno a 26,3 milioni nel 2041 (+3,8%, rispetto a oggi), il numero medio di componenti scenderà da 2,3 a 2,1 persone. Tra vent’anni, inoltre, le persone destinate a vivere sole saranno 10,2 milioni, rispetto agli attuali 8,5 milioni. Sempre entro il 2041, una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli e più di una su cinque (il 21,5%) non ne avrà. All’aumento del numero delle famiglie, ma anche alla loro frammentazione, contribuisce in maniera determinante l’instabilità coniugale, «sempre più diffusa nel Paese», scrive l’Istat.

Nel 2021, le famiglie monogenitoriali erano, complessivamente, 2,7 milioni, con una prevalenza delle madri (2,2 milioni) sui padri (poco più di 500mila). La legge del 2006 sull’affidamento congiunto, sta facendo aumentare i numero dei padri soli che, entro il 2041, saranno circa 800mila (il 2,9% del totale delle famiglie), mentre le madri sole saranno 2,3 milioni (l’8,8% del totale). Complessivamente, le famiglie monogenitoriali, nel 2041, saranno circa 3,1 milioni.
Il progressivo invecchiamento della popolazione, grazie anche a una migliore qualità della vita, avrà, comunque, anche qualche risvolto positivo. Gli anziani, sottolinea l’Istat, potranno «supportare le famiglie dei propri figli nella cura dei nipoti, garantendo loro anche sostegno economico e partecipando al ciclo economico nella veste di consumatori di servizi assistenziali ma anche in quella di investitori di capitali».

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