venerdì 11 giugno 2021
Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna e Provincia di Trento passano al regime senza restrizioni, aggiungendosi a Abruzzo, Liguria, Veneto, Umbria, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise
Turisti in attesa di salire sul campanile di San Marco, inizio giugno 20121

Turisti in attesa di salire sul campanile di San Marco, inizio giugno 20121 - Ansa

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Si tinge sempre più di bianco, l’Italia. I dati saranno ufficializzati dal monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità solo oggi, ma la certezza c’è già: da lunedì prossimo più di mezzo Paese sarà libero da restrizioni (fatta eccezione per mascherine e distanziamento) e coprifuoco. Stavolta tocca a Lazio, Lombardia (la Regione più colpita in assoluta dall’epidemia che diventa bianca è davvero un punto di svolta), Piemonte, Puglia, Emilia Romagna e Provincia di Trento, che si aggiungono alle virtuose Abruzzo, Liguria, Veneto, Umbria, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise (già diventate bianche nelle settimane precedenti).

Per legge, servono tre monitoraggi consecutivi con un’incidenza settimanale sotto i 50 casi per centomila abitanti per consentire a una regione di guadagnarsi lo scenario con minori restrizioni. Una soglia sotto cui ormai sono scese tutte le Regioni: la media nazionale attualmente è al 25. Come dire: il Paese è già fuori pericolo, serve solo il tempo per vederlo confermato. E infatti con il monitoraggio di oggi scatta anche il conto alla rovescia per altre sette regioni che puntano alla zona bianca dal 21 giugno: Sicilia, Marche, Toscana, Provincia di Bolzano, Calabria, Basilicata e Campania. Resta fuori solo la Val d’Aosta, che potrebbe essere dichiarata zona bianca solo lunedì 28 giugno.

La certezza che le cose andranno proprio così, e che la situazione non potrà che migliorare nelle prossime settimane, è tutta nella potenza di fuoco della campagna vaccinale: che macina ogni giorno numeri da capogiro. Ha superato ormai il 44% la percentuale di italiani che hanno ricevuto la prima dose, il 22,5% risulta completamente vaccinata. E alle iniezioni è legato fortemente l’andamento della curva. Più sono i vaccinati meno risultano i contagi, ma soprattutto meno sono ricoveri e decessi. Col risultato che nonostante il Paese di fatto abbia “riaperto” da oltre un mese, coi contatti sociali che si sono intensificati oltre ogni aspettativa, le cose non fanno che migliorare.

Sono allarmanti, invece, i dati del rapporto prodotto dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla mortalità in Italia. «Nel 2020 – si legge nel documento – il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso)». E non solo. Tra marzo e dicembre 2020, «si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso)». La fascia di età in cui si riscontra un’incidenza maggiore di morti Covid-19 su quelli totali è quella 65-79 anni, con 1 vittima su 5 attribuibile al coronavirus.

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