martedì 3 dicembre 2013
Il governo in Parlamento l’11 per segnare la «discontinuità». Napolitano-Letta: il passaggio sia veloce. FI: larghe intese finite.
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Il passaggio parlamentare del governo Letta, resosi necessario dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza, potrà svolgersi già durante la prossima settimana, pur essendo tuttora in corso la sessione di bilancio. La data dovrebbe essere l’11 dicembre, prima alla Camera e poi al Senato. Sarà al tempo stesso un po’ meno e un po’ più di una verifica, termine che il Quirinale ha sempre escluso. Meno di una verifica perché non ci sono dubbi sulla sussistenza dei numeri appena confermati con un discreto margine, anche al Senato, nel voto sulla Legge di Stabilità. Ma di più di una verifica perché deve esserci - negli auspici del Quirinale - anche una chiara «discontinuità», segnando un cambio di passo e un’accelerazione a dispetto dei numeri più ristretti. Un passaggio, in ogni caso, che «non può che assumere i caratteri di un dibattito sulla fiducia», spiega la nota del Quirinale dopo circa un’ora di colloquio fra il presidente del Consiglio e il capo dello Stato.

Nel corso dell’incontro Napolitano e Letta hanno ribadito il convincimento che «l’approvazione da parte del Senato della legge di stabilità su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia - dopo che il gruppo parlamentare "Forza Italia-Il  Popolo della Libertà" aveva dichiarato di non condividere tale fondamentale legge e di ritirare pertanto l’appoggio al Governo - ha confermato la permanenza del rapporto fiduciario anche nella nuova situazione politico-parlamentare venutasi a determinare».

Il Capo dello Stato e il premier hanno però convenuto sulla «opportunità di un sollecito passaggio parlamentare che consenta di prospettare indirizzi e contenuti dell’attività di Governo, segnando la discontinuità intervenuta tra la precedente e la nuova maggioranza, esigenza sottolineata dalla delegazione parlamentare di "Forza Italia" nel corso dell’udienza del 28 novembre scorso. «Tale passaggio - fanno sapere con chiarezza Napolitano e Letta - non può che assumere i caratteri di un dibattito sulla fiducia». Dunque, anche se non vi è suspance sui numeri, il voto finale ci sarà, e il governo potrà e dovrà contare la consistenza della nuova base parlamentare a fronte di «indirizzi e contenuti» nuovi che verranno presentati alle Camere.Il Presidente della Repubblica ha quindi «invitato il Presidente del Consiglio a concordare con i Presidenti delle Camere tempi e modalità del dibattito, che potrà svolgersi già durante la prossima settimana», e - come detto - sembra esserci un chiaro orientamento per il giorno 11.

Nel non detto del comunicato - asciutto ma chiarissimo - del Colle anche altri argomenti che sono stati affrontati nel colloquio, soprattutto la legge elettorale (con l’imminenza della sentenza della Consulta) e il tema delle riforme ad essa strettamente collegato.

Positivo il riscontro che arriva dai gruppi di Forza Italia che per primi avevano manifestato l’esigenza di portare in Parlamento la discussione. «Prendiamo atto della sollecita risposta del presidente della Repubblica alla nostra richiesta su una parlamentarizzazione della crisi di governo, dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza», scrivono in una nota congiunta i capigruppo  Renato Bruentta e Paolo Romani. «Con questo passaggio alle Camere - proseguono - finirà in modo definitivo il governo delle larghe intese, e con esso questa fase della legislatura. Il voto di fiducia che Letta dovrà chiedere al Parlamento va interpretato non solo come un segno chiaro di discontinuità, che abbiamo da subito chiesto, ma anche come una crisi di fatto. Una presa d’atto ufficiale della fine del governo delle larghe intese».

Di diverso avviso il premier, naturalmente,. La volontà di riprendere il cammino con rinnovata fiducia, da parte sua era emersa anche in mattinata durante l’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha portato a «12 accordi molto concreti che creeranno condizioni per la crescita e l’occupazione. In un momento - si era detto certo, Letta - in cui l’uscita dalla crisi sembra a portata di mano».

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