giovedì 26 gennaio 2017
Scienze giuridiche, giurisprudenza, sociologia e storia sono le facoltà più gettonate da chi decide di rimettersi a studiare in carcere
Il carcere di opera (Fotogramma)

Il carcere di opera (Fotogramma)

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Sessantaquattro studenti dietro le sbarre. È questo il numero dei detenuti delle carceri milanesi iscritti a un corso di laurea.
Quelli che godono dell’articolo 21 - che permette di uscire dall’istituto per lavorare - frequentano i corsi in aula. Gli altri invece si preparano agli esami come se fossero studenti non frequentanti, perché non possono lasciare la cella.

Maria Siciliano del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria tratteggia la geografia e le preferenze dei corsi: «Tutti hanno scelto università milanesi, tranne cinque che optano per altri atenei lombardi o fuori regione». Mentre le facoltà più gettonate «sono scienze giuridiche e giurisprudenza, poi sociologia e storia», spiega. Seguono agraria, economia, psicologia, scienze dell’educazione, scienze dell’organizzazione.

Ci sono anche quattro corsi universitari che prevedono lezioni all’interno del carcere. Due della Statale e due della Bicocca. Vi partecipano gli studenti esterni e quelli detenuti, o anche semplici curiosi: a Bollate è attivo "Storie di formazione e svolte educative" e "Libertà, giustizia e responsabilità", mentre a Opera "Le forme della mediazione dei conflitti" e "Criminologia e sicurezza stradale". La Bocconi nel settembre scorso invece ha inaugurato un corso sperimentale di laurea specifico per i carcerati, con una convenzione con il ministero di Giustizia. Prevede che alcune lezioni di Economi aziendale vengano filmate e poi passate all’istituto.

Più in generale tutti gli atenei milanesi, dalla Cattolica, al Politecnico, all’Accademia di Brera, allo Iulm sono impegnati con attività in collaborazione con le case di reclusione. Negli anni sono stati attivati laboratori, tirocini e collaborazioni che hanno portato ad attivare corsi, spettacoli teatrali pubblicazioni di libri. «I tirocini sono consentiti da circa 20 anni», puntualizza Francesca Valenzi, direttore Ufficio detenuti e trattamento Prap Milano: «Nel tempo le iniziative sono aumentate e spesso sono le università a contattarci per proporle. Stipuliamo convenzioni in modo che i detenuti possano accedere a progetti coerenti con il loro percorso». Valenzi spiega come nascano sempre nuove idee e sinergie. Anche perché la volontà è quella di fare rete tra le varie istituzioni e strutture coinvolte. Per questo durante l’ultima sottocommissione Carceri a Palazzo Marino, lunedì scorso, tutti i rappresentanti delle iniziative che si tengono sul territorio si sono incontrati.

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