mercoledì 18 maggio 2011
Si accentua il calo dei matrimoni nel nostro Paese che registra un record negli ultimi due anni: -30 mila nel 2009-2010, pari a -6%. Secondo l'Istat nel 2010 sono stati celebrate solo 217 mila nozze. Aumentano i figli nati da coppie non sposate.
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Sempre più incerti. Sempre meno disponibili a investire nel futuro. Il proprio e quello della società. Sempre più attenti a non prendere decisioni "irreversibili" di cui potrebbero presto pentirsi. È un panorama segnato da un preoccupante vuoto di valori forti quello disegnato dal rapporto dell’Istat sui "Matrimoni in Italia". Un vuoto che si traduce in decisioni "non prese", in scelte che lasciano trasparire attendismo, se non indifferenza etica. Meno matrimoni significa infatti immaginare una società più povera perché più sfilacciata, più divisa. Meno matrimoni vuol dire preparare un futuro di individui isolati che riusciranno sempre meno ad essere comunità. Certo, come spiega l’Istat, la crisi economica nel biennio 2008-2009 ha pesato parecchio sulle decisioni degli aspiranti sposi. Ma sarebbe riduttivo spiegare il calo record dei matrimoni celebrati (-6% rispetto ad una media annua dell’1,2% degli ultimi anni) soltanto in termini di difficoltà economiche e abitative. Quanto ha pesato la cultura della provvisorietà che sembra dominare i nostri giorni? Quanto ha inciso il rifiuto del "per sempre" che è ormai una costante in tutte le scelte - e delle vocazioni - che contano? Questo l’Istat non poteva dircelo. Ma la fredda logica dei dati è comunque importante per capire e per leggere tendenze che non possono lasciare indifferenti. Nel 2009 sono stati celebrati 230.613 matrimoni mentre nel 2010 poco più di 217 mila (3,6 ogni mille abitanti); nel 2008 erano stati 246.613 (4,1). A diminuire sono soprattutto le prime nozze (il 93,5% nel 1972, l’85,7% nel 2009). Il calo ha interessato tutte le aree del paese. Tra le grandi regioni, il Lazio (-9,4%), Lombardia (-8%), Toscana (-6,7%), Piemonte e Campania (-6,4%). Ci si sposa sempre meno e sempre più tardi nel nostro paese. L’età media degli sposi, ad esempio, è salita a 33 anni per gli uomini, 30 per le donne; ben 6 anni in più rispetto ai valori del 1975. I giovani restano più a lungo a casa con i genitori, hanno difficoltà a trovare un lavoro stabile e una casa. Ma non solo. La situazione - commenta l’Istat - è stata «amplificata nel biennio 2009-2010 da una congiuntura economica sfavorevole che, verosimilmente, ha contribuito ad accentuare un diffuso senso di precarietà e di incertezza. La peculiarità del 2009 consiste, quindi, nell’accentuarsi della tendenza alla diminuzione e alla posticipazione delle nozze: la propensione a sposarsi prima dei 35 anni è diminuita in un solo anno di circa del 7% sia per i celibi che per le nubili, valore più che triplicato rispetto a quello osservata tra il 2008 e il 2007». Di fronte alle incertezze economiche, le coppie evitano spese che ritengono superflue e - sempre secondo l’Istat - optano per la convivenza. Anche a questo sarebbe da attribuire il successo delle unioni di fatto che proseguono nel trend di crescita (mezzo milione nel 2007) così come sono in «continuo aumento» i bambini nati al di fuori del matrimonio, il 21,7% del totale dei nati nel 2009. Il calo delle nozze pesa soprattutto sulle prime nozze, 175.043 nel 2009, 10.706 in meno rispetto al 2008. Diminuiscono anche i matrimoni misti, dove uno dei due sposi è straniero: nel 2009 sono state celebrate 32 mila nozze (il 14% del totale dei matrimoni), quasi 5 mila in meno rispetto al 2008 e i dati del 2010 «suggeriscono una ulteriore contrazione». Quando ci si sposa, gli italiani scelgono per lo più il rito religioso; i matrimoni civili sono circa il 37%, 85.771, 4.811 in meno rispetto all’anno precedente (-5,8%). Invariata invece questa scelta nel 2010; da sottolineare che solo 15 anni fa il matrimonio in comune non arrivava al 20%. Anche le seconde nozze calano: sono passate da 34.137 del 2008 a 32.873 del 2009.  In genere gli sposi optano per la separazione dei beni: nel 2009 è stata pari al 64,2%. E anche questo è un segnale che parla di prospettive sempre più di corto respiro e di crescente mancanza di fiducia reciproca.
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