giovedì 19 febbraio 2015
Rapporto «Noi Italia»: 14,6 milioni di persone vivono una condizione di disagio economico. Povertà assoluta per l'8% delle famiglie. Tre milioni in cerca di lavoro.
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In Italia il 23,4 per cento delle famiglie in Italia vive una condizione di "disagio economico". Si tratta di un totale di 14,6 milioni di individui. Lo riferisce il rapporto 'Noi Italia' dell'Istat, su dati del 2013. Il rapporto sottolinea che la percentuale risulta comunque in calo rispetto al 24,9 per cento dell'anno precedente. Nel 2013 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono il 12,6 per cento, poco più di 10 milioni di individui (16,6 per cento della popolazione). La povertà assoluta coinvolge il 7,9 per cento delle famiglie, per un totale di circa 6 milioni di individui. Il Mezzogiorno presenta una situazione "particolarmente svantaggiata, con in media oltre un quarto di famiglie povere". Per il Centro e il Nord l'incidenza è, viceversa, molto più contenuta (rispettivamente 7,5 e 6,0 per cento).Circa il 62 per cento delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore all'importo medio annuo (29.426 euro, pari a circa 2.452 euro al mese), riferisce il rapporto, su dati del 2012. In Campania, precisa il rapporto, si osserva la più elevata diseguaglianza nella distribuzione del reddito, mentre in Sicilia si registra il reddito medio annuo più basso (circa  il 29 per cento in meno del dato medio italiano). In 3 milioni cercano lavoro. Nel 2013 coloro che non cercano lavoro ma vorrebbero lavorare sono pari a 3 milioni e 91 mila unità. Lo riferisce il rapporto 'Noi Italia' dell'Istat. Tra questi il 46,2 per cento è scoraggiato, ovvero dichiara di non aver cercato lavoro perché ritiene di non riuscire a trovarlo. Il tasso di mancata partecipazione italiano nel 2013, sottolinea il rapporto, è pari al 21,7 per cento, in aumento rispetto al 20,0 dell'anno precedente. L'indicatore raggiunge il 18,3 per cento tra gli uomini e il 26,1 per cento tra le donne, con una lieve diminuzione del divario di genere a causa di un più forte peggioramento della situazione maschile. Nel 2013 il tasso di mancata partecipazione nella Ue28 è pari al 14,1 per cento, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto all'anno precedente. La distanza dal resto d'Europa si è accresciuta negli anni di crisi: se nel 2008 l'indicatore risultava superiore a quello europeo di 5,8 punti, nel 2013 il divario arriva a 7,6 punti.
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