martedì 5 aprile 2016
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REGGIO CALABRIA Ormai è guerra. A cadenza quasi quotidiana amministratori e imprenditori finiscono nel mirino di mani criminali con intimidazioni, attentati, danneggiamenti. Domenica gli ultimi d’una lunga serie. Colpi di pistola sono stati esplosi a Maierato contro il cancello d’ingresso del 'Popilia Country Resort' di Pippo Callipo, presidente di Confindustria Vibo Valentia oltre che titolare dello stabilimento per la produzione del tonno che porta il suo nome, e presidente della Tonno Callipo che milita nel massimo campionato italiano di pallavolo. I proiettili hanno devastato il citofono e danneggiato parte della ringhiera di recinzione. L’intimidazione è stata denunciata ai carabinieri e successivamente Callipo ha incontrato il prefetto di Vibo, Carmelo Casabona. «Undici colpi di pistola – ha dichiarato l’imprenditore, già più volte in passato vittima di episodi analoghi – non ci fanno arretrare di un millimetro. Andremo avanti con le nostre aziende e con i nostri riferimenti certi, che sono le forze dell’ordine e il prefetto. É un episodio che non so spiegarmi perché non ho ricevuto alcuna richiesta estorsiva, né segnali di ostilità. Comunque, io resto in Calabria». Domenica è emerso pure che minacce sono giunte al giovane sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, il quale ha ricevuto lettere minatorie recapitate sia in municipio che al suo indirizzo di casa. Sono giunte pure al presidente del Consiglio comunale e a un assessore, ma il destinatario era sempre Falcomatà che è alla guida dell’amministrazione comunale dal 2014. Tre missive, spedite a breve distanza l’una dalle altre e firmate con un nome di fantasia seppure legato a una delle storiche famiglie di ’ndrangheta di Archi. In base a quanto trapelato l’intimidazione sarebbe riferita alla gestione della vicenda Multiservizi, l’ex società mista del Comune che gestiva i servizi di manutenzione e riparazione, oltre agli interventi catalogati come urgenti, ed è stata sciolta per infiltrazioni dei clan. A leggere quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia reggina in una relazione inviata alla prefettura, le cosche egemoni del centro sarebbero riuscite a metterci le mani gestendone i bilanci e piazzandovi come dipendenti affiliati e amici. Le lettere sono state consegnate alcuni mesi fa ma la notizia è rimasta coperta, emergendo nei giorni scorsi poiché presente nel provvedimento con cui il ministero della Giustizia ha confermato il regime del carcere duro disposto nei confronti d’un boss della ’ndrangheta reggina. Molti gli attestati di solidarietà giunti ai due destinatari degli episodi. Il presidente della Regione, Mario Oliverio, ha sottolineato come «non passa giorno che amministratori, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori e cittadini onesti non entrino nel mirino della criminalità e non siano fatti segno di soprusi, vessazioni, minacce e attentati. La misura è, ormai, colma! La solidarietà non basta più. Occorre passare dalle parole ai fatti. L’allarme criminalità che oggi si vive nella nostra regione deve diventare questione nazionale. Pur con tutti gli sforzi le istituzioni calabresi non hanno mezzi e strumenti sufficienti per far fronte all’escalation criminale». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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