venerdì 21 agosto 2020
Cadono nel vuoto gli sforzi per un accordo M5s-Pd. Ma il ministro sostiene Conte per sviare i sospetti. Il capo politico fermo sul no. I dem: fra i 5s nostalgia della Lega
Il capo politico del M5s Vito Crimi. Scontro con Di Maio per le alleanze

Il capo politico del M5s Vito Crimi. Scontro con Di Maio per le alleanze - Ansa

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L’ultimo appello. Deciso e disperato. «È opportuno investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile». A una manciata di ore dalla presentazione delle liste Luigi Di Maio ci prova. Chiamato in causa dal Pd (su alcuni giornali) con l’accusa di fare il "doppio gioco contro Conte", rilancia la linea del premier. La sostiene. E pur chiarendo che «l’ascolto dei territori resta la priorità», prova a riaccendere la speranza su un’intesa - in Puglia e nelle Marche - che per molti è già morta. «È un bene confrontarsi, è un bene provarci laddove le condizioni lo consentono. Lavoriamo per dare risposte agli italiani e non facciamoci tirare dentro in diatribe che non ci appartengono», ripete il ministro degli Esteri. È un segnale.

«Anche a livello locale credo che sarebbe bene e opportuno che si trovassero le intese», dice la ministra Paola De Micheli con la testa al voto regionale del 20 settembre. Non è una sfida facile e De Micheli lo ammette. «Non mi nascondo le difficoltà come non se le nasconde Conte e anche Zingaretti. Ma ciò non toglie che i buoni risultati di questo tempo possano essere replicati anche a livello regionale. Quindi – chiosa – qualche sforzo in più probabilmente in queste ultime ore prima della presentazione delle liste va fatto».

Nel Pd si muove più di qualcuno. A Roma e sui territori. Matteo Ricci, il sindaco di Pesaro, è netto: senza accordo per le regionali il governo è più debole. Poi guarda la realtà Marche e spinge: «Ci sono tutte le condizioni politiche, programmatiche e di assetti per un’alleanza Pd-M5s». Poi avverte quel pezzo del Movimento Cinque stelle deciso a fermare chi spinge per l’alleanza. «Finirà per loro peggio che in Emilia-Romagna. Il loro elettorato dopo le prese di posizione di Conte, Di Maio e il voto per Rousseau non andrà a destra. Scatterà il voto utile».

La spaccatura nel Movimento è l’altro grande tema di queste ore. Di Maio ci prova, ma Vito Crimi, il capo politico (che definisce Davide Casaleggio «un pilastro»), è fermissimo sul no al Pd. «M5S – spiega – ha il massimo rispetto del territorio dove abbiamo fatto opposizione fino a ieri. È difficile allora immaginare un percorso insieme». Puglia e Marche questione chiusa? Crimi non tentenna: «Chiusa da tempo. Lì abbiamo fatto un’opposizione ferma e un’alleanza non è fattibile». E, sul fronte interno, Crimi annuncia un comitato «di 4-5 persone, con idee diverse, per scegliere il percorso» verso gli Stati generali.

La partita pare chiusa anche se dai territori arrivano piccoli segnali. Un esempio è Faenza dove il M5S sosterrà il candidato del Pd Massimo Isola alle comunali. Ma è troppo poco per pensare che in trenta ore il no possa diventare sì e anche la linea di Zingaretti (che attacca duramente Raggi) non fa ben sperare. «Nei sistemi maggioritari a turno unico è logico far prevalere il sostegno all’unica candidatura che può vincere, e le uniche candidature che possono fermare le destre sono quelle delle alleanze plurali, civiche e aperte di centrosinistra che sostiene il Pd. Poi decidono i territori».

Parole nette e - come se non bastassero - arriva anche il colpo durissimo del segretario del Pd Marche, Giovanni Gostoli: «Ora è chiaro a tutti: il M5s delle Marche è in mano a fanatici e nostalgici del governo con la Lega. È per questo che ancora una volta ci chiudono le porte, ma vinceremo comunque perché in tanti, delusi dal Movimento, sono già con noi». E ancora: «Le condizioni c’erano tutte. Eravamo partiti per tempo, già un anno fa, con un confronto che purtroppo è stato bruscamente interrotto a dicembre con una decisione calata dall’alto da Di Maio». Da quel Di Maio che ora, a tempo quasi scaduto, prova a riaprire la partita.

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