giovedì 2 settembre 2010
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Impegno educativo e Settimane Sociali. Senza tralasciare alcuni importanti appuntamenti associativi, tra i quali un incontro con il Papa. È questo l’orizzonte sul quale l’Azione Cattolica Italiana lavorerà in questo periodo di ripresa delle attività dopo la pausa estiva. Ieri se ne è parlato nella riunione di presidenza, al termine della quale il presidente nazionale, Franco Miano ha espresso ad Avvenire l’auspicio che l’agenda di speranza messa a punto in vista delle Settimane Sociali, diventi patrimonio condiviso del Paese, non solo all’interno del mondo cattolico.Presidente Miano, che autunno sarà per l’Ac?Un autunno di grande impegno. I temi su cui stiamo lavorando sono gli stessi che più stanno a cuore alla Chiesa italiana. Impegno educativo e Settimane Sociali. Inoltre stiamo organizzando due appuntamenti particolarmente significativi per la vita della nostra associazione. Anzitutto l’atteso incontro dei ragazzi e dei giovani di Ac con il Papa, previsto per il 30 ottobre. Lo slogan sarà "C’è di più" e vuole ribadire l’impegno appassionato dell’Azione Cattolica per le nuove generazioni, all’inizio del decennio dell’educazione. E ad Ancona, dal 10 al 12 settembre, si terrà il convegno dei presidenti diocesani, primo passo del nostro anno assembleare che si chiuderà a maggio con l’Assemblea generale. A proposito di educazione e temi sociali, qual è l’agenda delle priorità del Paese secondo l’Ac?Prima di tutto la questione della vita. Penso ad esempio all’insistenza con cui il cardinale Bagnasco ha parlato dell’inverno demografico. Penso alla famiglia, senza la quale la società si sgretola, come ricordava il presidente della Cei. E penso alla questione del lavoro, che significa dare risposte per la vita delle persone. In sostanza penso all’idea del bene comune, che nella nostra ottica parte dalla centralità della persona, della comunità, delle relazioni. Noi vogliamo contribuire affinché il bene comune si traduca in provvedimenti concreti e ci sia una vita bella, buona e degna per tutti.Il mondo e l’associazionismo cattolico sono uniti su questi temi?Il mondo cattolico è molto più unito di come i media lo rappresentano. E sono d’accordo con quanto sosteneva Giorgio Vittadini nell’intervista ad Avvenire di qualche giorno fa. C’è oggi un di più di impegno nella direzione della comunione ecclesiale. E questa comunione, nella vita delle associazioni, dei gruppi, dei movimenti, sta diventando sempre più il pilastro fondamentale su cui le diversità legittime diventano ricchezza e non elementi di divisione. In questi anni c’è stato un cammino positivo da questo punto di vista, che ha favorito l’incontro prima di tutto l’incontro sulle cose che contano.Eppure c’è chi continua a tirare la giacca ai cattolici, volendoli portare ora da una parte ora dall’altra? Quale deve essere a suo avviso il posto dei cattolici in politica?Ritengo che il rapporto tra gruppi movimenti e associazioni cattolici e la politica debba avere come punti di riferimento anzitutto il Vangelo, la Dottrina sociale della Chiesa e il Magistero. Queste sono anche le bussole dell’Ac, che mette al centro la persona, la famiglia, il lavoro, l’attenzione al territorio e tanto impegno concreto. Una politica che mette al cento la persona è una politica che sfida la corruzione, una politica in cui l’elemento della moralità è ineludibile e la dimensione della legalità è imprescindibile. E tutto questo non è di destra o di sinistra. Ma si pone semplicemente a servizio dell’uomo.Quindi, dopo la stagione dell’unità politica e quella che è seguita alla sua conclusione, quale stagione lei auspicherebbe ora per l’impegno dei cattolici in politica? Il cardinale Bagnasco, anche nei giorni scorsi, ha ripetuto il suo appello affinché sorga una nuova classe politica cristiana nei fatti più che nelle parole. Il modo migliore per rispondere all’appello del presidente della Cei credo sia quello di mantenere uno stretto legame fra le comunità e i singoli cattolici impegnati in politica, al fine di incoraggiare una presenza coerente con i principi professati. Ma a tal fine è necessario un cambiamento di mentalità nelle nostre Chiese: e cioè non ritenere la dimensione sociale e politica come marginale o destinata a pochi specialisti, ma considerare la formazione a questi aspetti essenziale come per tutti gli altri momenti del cammino cristiano.La stessa Azione Cattolica è anche un itinerario di educazione all’impegno sociale e politico perché di fatto è un luogo concreto di esercizio della socialità, della corresponsabilità e della democrazia. Che cosa è lecito attendersi da questo punto di vista dalla Settimana Sociale di Reggio Calabria?Mi attendo che il grande sforzo fatto nella fase preparatoria intorno al concetto di bene comune venga tradotto in proposte concrete. Scuola, università, lavoro, impresa, famiglia, vita, tutti i temi dell’Agenda di speranza, sono di vitale importanza per il Paese. Dobbiamo dare il nostro contributo. Inoltre, compito della comunità ecclesiale è anche di non lasciare soli coloro che sono impegnati direttamente in politica, cercando momenti di confronto e di dialogo. Spero, dunque, che a partire da Reggio Calabria in ogni Chiesa locale maturino queste convinzioni, per costruire insieme un futuro migliore.
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