martedì 12 marzo 2013
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Alla fine è avvenuto. Quasi tre mesi fa – il 20 dicembre –, dopo l’annuncio della prima “licenza italiana” dei marò, Luca Galantini – esperto di diritto internazionale e docente all’Università Cattolica – aveva detto ad Avvenire che, con tutta probabilità, i due fucilieri non sarebbero tornati in India. Perché la Corte suprema di giustizia avrebbe approfittato della “pausa” per deliberare sul proprio difetto di competenza. L’attesa decisione, invece, non è arrivata. Né durante il soggiorno natalizio dei militari né successivamente. Nonostante la “disponibilità” di Roma che a gennaio ha rimandato i militari a New Delhi. «Di fronte di un palese inadempimento del massimo tribunale indiano, il governo italiano ha legittimamente ritenuto di essere stato vulnerato nelle sue competenze – afferma Galantini –. E ha agito di conseguenza». Trattenendo, dunque, i marò. Un atto forte dal punto di vista diplomatico ma «pienamente giustificato sotto il profilo giuridico».Però di fatto l’Italia non sta mantenendo gli impegni...Dal punto di vista del diritto internazionale non c’è alcuna violazione. L’India si è cacciata in un “cul de sac” da cui non sembra in grado di uscire. È New Delhi ad aver commesso una grave infrazione del diritto internazionale non rispettando una regola consuetudinaria di vecchia data: l’impossibilità di processare istituzioni di uno Stato estero. La Corte suprema, però, non si è ancora pronunciata sulla controversa questione della competenza territoriale...È stato proprio questo prolungato silenzio a legittimare l’azione italiana. Un’inerzia dovuta probabilmente – come hanno evidenziato giuristi ed esperti – alla grave difficoltà di fronte a cui si trovava il tribunale nel pronunciarsi. Perché avrebbe dovuto o violare palesemente il diritto internazionale o sconfessare platealmente l’atteggiamento tenuto dalle autorità locali dello Stato del Kerala. Già il fatto che la polizia giudiziaria sia salita sulla Enrica Lexie a prelevare i due militari è un atto giuridicamente illegittimo. Questo atteggiamento “disinvolto” delle autorità del Kerala ha messo in grave imbarazzo il governo centrale. Che non ha saputo come reagire. Restando, alla fine, immobile.Ora quali potrebbero essere gli sviluppi giuridici della vicenda?Il mancato pronunciamento della Corte suprema ha aperto di fatto un contenzioso internazionale. Con tutta probabilità, ora, la Farnesina lo formalizzerà. Attivando la procedura di infrazione di fronte alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu. Che probabilmente si pronuncerebbe a favore delle ragioni italiane. Mettendo ancor più in difficoltà l’India di fronte alla comunità internazionale. Come mai New Delhi si è messa in questa situazione?Probabilmente ha fatto il “passo più lungo della gamba”. La vicenda, comunque, mette in luce le frizioni esistenti tra gli Stati e il governo federale. Che sconta, in qualche modo, stavolta, un loro agire imprudente.
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