mercoledì 16 ottobre 2013
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«Il "gioco" è molto più semplice e "oliato" di quanto si immagini». Prego? «Mi creda, azzardo e riciclaggio in molti casi si sovrappongono. Una legge che contrasti questo fenomeno è necessaria». Mario Turla di dubbi non ne ha. Anzi, ha inquietanti certezze sul canale che il gioco d’azzardo, anche legale beninteso, rappresenta per la criminalità organizzata. Turla opera nella società Oasi Diagram dell’Istituto Centrale Banche popolari italiane; è consulente per l’antiriciclaggio di primari istituti di credito e di molti Comuni. Ha contribuito alla formulazione della legge di iniziativa popolare di contrasto al gioco d’azzardo (presentata dalla "Scuola delle buone pratiche") soprattutto per gli articoli concernenti le infiltrazione mafiose, la tracciabilità dei flussi finanziari, l’istituzione dei registri delle scommesse e dei concorsi a pronostico e le azioni di contrasto all’evasione fiscale e tributaria.Iniziamo dalle cose semplici… Che cos’è il riciclaggio?È un cancro che attacca la società legale e come tale va capito e combattuto, se non si vuole soccombere.Ci aiuti a comprenderlo allora.Il riciclaggio si consuma in tre fasi. L’"immissione" consiste nell’immettere il denaro proveniente da tutti i reati non colposi nel circuito economico legale. A questa fase segue la "polverizzazione": è un camuffamento, indica l’insieme di operazioni volte ad allontanare dalla propria origine il denaro già immesso, al fine di confonderlo con quello pulito. La fase finale, l’"impiego", è quella in cui i capitali immessi e polverizzati sono usati per operazioni lecite.D’accordo. Ma mettiamola così: io "investo" un bel capitale nel gioco d’azzardo per ripulire denaro sporco: e se poi perdo?E se il concessionario del gioco fosse un suo complice? Perde lei ma recupera il suo complice. Le organizzazioni criminali hanno sempre avuto una debolezza per il gioco d’azzardo, entrando nelle gestioni dei casinò a Las Vegas o gestendo le bische clandestine a Milano negli anni Settanta.Ma le bische sono clandestine, appunto. E nel gioco legale non sarà mica così facile trovare complici dei criminali? O no?Nel settore del gioco esiste, tramite la cosiddetta "zona grigia", un mercato dei biglietti delle vincite della lotteria che vengono comprati per poter giustificare il possesso di denaro. Una tecnica usata in passato era entrare in un casinò, cambiare del denaro in fiches da gioco per poi ricambiarle in denaro con la ricevuta per giustificare la vincita.Quali casi eclatanti di commistioni ricorda in Italia?Una delle tecniche per riciclare, che esce dallo schema classico, è indebitarsi. A Milano abbiamo un caso importante in cui la magistratura sta facendo piena luce e che riassumo: una banca ha prestato 145 milioni di euro ad una società concessionaria dal nome Atlantis Bplus Giocolegale, con sede nelle Antille Olandesi, un paradiso fiscale. Titolare effettivo di questa azienda è Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato a 7 anni e mezzo di reclusione per associazione per delinquere finalizzata all’estorsione e considerato vicino al boss mafioso Nitto Santapaola. Francesco è detentore del 20% della società, non è dato sapere chi sono i soci visto che si nascondono dietro società offshore. La società è una potenza del gioco in Italia ed ha un giro d’affari di circa 60 miliardi.Immagino non costituisca un episodio isolato.No. Ma soprattutto una simile vicenda deve evidenziare che una società importante del settore ha la sua sede in un paradiso fiscale, ha dei soci di cui non si sa nulla e il titolare è il figlio di una persona condannata e vicina a Cosa nostra.Cosa ci deve insegnare questa storia?Che occorre rivedere i criteri di assegnazione delle concessioni. Nella nostra proposta di legge si vieta alle concessionarie di risiedere in un paradiso fiscale occultando i soci.E per l’online?Il filone del gioco online si sviluppa tra le mura di casa. Anche in questo caso molti siti hanno sede in Paesi con legislazione non equivalente rispetto alle leggi sul riciclaggio, come la Russia. A mio parere i siti illegali con queste caratteristiche dovrebbero essere schermati.Cosa possiamo fare oggi?Già ora i Comuni possono incrociare i dati per evidenziare le situazioni critiche e girarli all’Agenzia delle entrate. Nel caso di evidenze di riciclaggio, inoltre, si può attuare la legge 231 del 2007 sulle operazioni sospette. Sarebbe una buona azione di prevenzione. Alcuni Comuni hanno iniziano a farlo. Perché non proseguire su questa strada?
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