venerdì 20 aprile 2012
Tra le priorità i nuclei numerosi e quelli con figli disabili. 81 milioni per nidi e anziani. Previsti interventi sulla revisione dell’Isee, la riorganizzazione dei consultori, il sostegno alle famiglie immigrate, il riconoscimento del lavoro di cura familiare. Ma il Forum: urge un confronto con le associazioni.
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Per il primo piano nazionale per la famiglia dopo quasi due anni di lavoro e attese arriva finalmente il via libera. Dopo la approvazione ieri nella Conferenza unificata Stato-regioni e province autonome, manca solo che il governo lo emani con il corrispettivo decreto del presidente della Repubblica. Il ministro Andrea Riccardi non nasconde la sua grande soddisfazione. «È un fatto storico – dice il titolare della Cooperazione internazionale e l’integrazione, competente in materia per le deleghe affidategli – perché è la prima volta che l’Italia adotta un Piano famiglia. Il segnale è importante anche perché, come avviene in altri Paesi europei, ad esempio la Francia, si garantisce una linea di indirizzo omogenea su un tema così importante, come la centralità e la cittadinanza sociale della famiglia. L’altro aspetto di grandissimo rilievo è che non si opera più con una logica di interventi a pioggia e di misure frammentarie, ma sulla base di una visione strategica proiettata nel tempo. È un piano, ripreso dal precedente esecutivo, frutto di uno stretto dialogo con le associazioni ed impegnativo per governo, regioni ed enti locali».Si può dire anche che si esce dalla politica solo declamata e si passa a degli interventi concreti, monetariamente quantificabili?In una situazione difficile, ho voluto dare un segnale concreto: il fondo destinato al piano famiglia, in controtendenza con gli attuali tagli, è stato portato a 81 milioni. Sono assolutamente consapevole che in una situazione come questa, nella quale quasi tre milioni di famiglie sono in condizione di povertà relativa, un  messaggio era necessario. La famiglia è una grande risorsa, spesso anche un grande ammortizzatore sociale : ma non si può tirare la corda oltre il limite. Vediamo nel dettaglio questi 81 milioni di euro?Venticinque milioni sono stati conferiti a regioni ed enti locali il 2 febbraio scorso. Ieri se sono aggiunti 45 e poi ce ne sono altri 11. Non sono soldi dati a pioggia, abbiamo scelto, tra le linee guida del piano, due punti che ci sembravano particolarmente bisognosi di intervento: gli asili nido e l’assistenza domiciliare agli anziani. Nell’anno europeo dell’invecchiamento attivo è importante anche questo messaggio culturale, per fare in modo che gli anziani conservino il loro ruolo in casa, all’interno delle famiglie, nell’interesse di tutti. Da notare che le regioni non potranno dirottare queste risorse verso altro tipo di spese.  Le priorità complessive del piano varato ieri?Le famiglie con minori, in particolare quelle numerose, quelle con disabili e anziani non autosufficienti, i nuclei con disagi conclamati sia nella coppia sia nelle relazioni genitori-figli. Il ventaglio degli interventi?Equità economica che riguarda sia il trattamento fiscale che i tributi locali, e la revisione dell’Isee, le politiche abitative, il lavoro di cura, pari opportunità e conciliazione tra lavoro e famiglia. In questo settore quali sono le iniziative?Nel ddl lavoro abbiamo introdotto l’estensione della possibilità di congedo parentale fino ai 18 anni del figlio, una facoltà molto importante per i genitori adottivi e per seguire i ragazzi nella difficile età adolescenziale. Inoltre la remunerazione sale al 70% nel periodo di assenza dal lavoro, grazie ad autofinanziamento con quote del Tfr anticipate o con rate pagate nel successivo periodo di lavoro. Una cosa molto significativa è anche il riconoscimento del ruolo dei nonni: viene concessa loro quando sono ancora in attività la possibilità di prendere il congedo per il nipotino, se i genitori hanno un lavoro precario. Torniamo al piano nazionale per la famiglia. Quali gli altri elementi?La valorizzazione del Terzo settore, delle reti associative, un potenziamento dei servizi consultoriali e sostegni alle famiglie immigrate. Su una cosa poi voglio richiamare l’attenzione: la promozione delle alleanze locali per le famiglie. Perché vi annette tanto significato?Si tratta di assumere un approccio olistico, senza frazionare e disperdere gli interventi. È una grande svolta culturale. In un momento in cui non esiste più lo Stato onnipresente con erogazioni monetarie a pioggia e le risorse sono scarse, si deve promuovere una sinergia di tutte le parti sociali in favore della famiglia: imprese, sindacati, associazionismo. Pellegrino Capaldo vede in un "grande progetto Paese" una fiscalità adeguata alla reale capacità contributiva delle famiglie con figli. Cosa farà il governo in questa direzione?Nel Piano nazionale per la famiglia ci sono indicazioni precise su questo tema. Dopo l’approvazione, diviene una Road Map sulla quale camminare. Pier Luigi Fornari
LA REAZIONE DEL FORUM: E IL PIANO CONDIVISO CON LE ASSOCIAZIONI?
È molto positivo che "il Piano nazionale per la famiglia sia stato approvato nella giornata di ieri dalla Conferenza Stato-Regioni. Da anni il nostro Paese attende le linee di indirizzo capaci di guidare le politiche per la famiglia in tutte le varie sfaccettature". È quanto scrive Francesco Belletti, presidente del Forum famiglie, in una lettera aperta al ministro Riccardi.
"Non vorremmo però che il prezzo pagato per questo faticoso passo in avanti fosse lo stravolgimento o lo svuotamento del Piano costruito sulle indicazioni raccolte e condivise dalla società civile nella Conferenza di Milano - continua Belletti -. Non ci consolerebbero neppure i fondi, già opportunamente destinati a minori e anziani. Un Piano è destinato al futuro, serve a tracciare la strada su cui il Paese deve muoversi per i prossimi dieci o vent'anni. Non può essere confuso con un singolo stanziamento".
Per questo le associazioni familiari richiedono al ministro un incontro urgente per approfondire insieme il testo finale del Piano famiglia e valutare "quanto si è perso o modificato del testo iniziale". Ma propongono anche di coinvolgere, "in una sorta di seconda lettura, l'assemblea dell'Osservatorio che quel testo hapartorito in un arduo lavoro di bilanciamento e di condivisione".
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