giovedì 7 febbraio 2013
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​«Bisogna essere a favore delle libertà di coscienza». Benedetto Ippolito, filosofo in lista con Mario Monti alla Camera in Lombardia, soppesa il plurale, scorge un’incertezza nell’interlocutore e spiega: la libertà di coscienza al singolare «può significare, in un’accezione negativa, relativismo assoluto. Anche i temi etici sono messi alla conta dei voti». Invece il docente di Storia della filosofia a Roma Tre e alla Pontificia Università della Santa Croce crede che dovrebbero restare fuori da tale logica. «Sono questioni fondamentali e perciò non negoziabili. Ma in un orizzonte laico e pluralista come quello della lista Monti penso ci sia un’occasione di crescita culturale, in cui accettare la sfida di discutere razionalmente i propri valori con gli altri, per farli valere». Questa situazione diventa qualcosa di negativo solo se prevale «il carattere maggioritario di una cultura rispetto a quello minoritario di un’altra». Questo sì «sarebbe un relativismo dogmatico», insiste lo studioso impegnato nel movimento Italia Futura.Si rischia di rendere una cultura, come la cattolica, minoritaria nei vari schieramenti. Se ne esce con un trasversalismo sui valori al di là delle legittime differenze politiche?Direi anche oltre il piano dei valori eticamente non negoziabili, all’interno di una proposta che tocchi l’idea di democrazia o la visione della politica estera. La mancanza in questi vent’anni di una terza opzione all’interno dello schema bipolare è stata forte. Per costruirla vale la pena far giocare le diverse sensibilità valoriali.In campagna elettorale di temi familiari si sta parlando poco.Sì. E il mancato riconoscimento della soggettività familiare ha notevoli implicazioni economiche. Non solo perché le piccole imprese sono quasi tutte familiari. Ma anche come soggetto fiscale e propulsivo.I suoi colleghi di lista la pensano così?Ho trovato attenzione verso i temi familiari. Sui quali spesso giocano pregiudizi: li si vede come confessionali. Poi, è un fatto che all’interno di tutti gli schieramenti c’è eterogeneità sui temi etici. Questo, però, non ci deve far perdere di vista la rilevanza che hanno. Investono l’antropologia e, dunque, anche una visione autenticamente degna dell’essere umano.Di famiglia, però, si parla quasi solo in chiave di unioni civili.Viviamo una fase di incertezza e smarrimento nell’opinione pubblica. Perciò è importante parlare in maniera autenticamente laica, cioè razionale. Anche perché il legislatore davanti alle richieste di alcuni gruppi sociali non può dire: non stabilisco priorità, sono incerto.Premessa di metodo. Nel merito?Vanno distinti due tipi di diritti in gioco. Quelli propriamente familiari appartengono a una dimensione della società che non va relativizzata. In essa sono possibili la generazione e il riconoscimento della differenza sessuale. C’è poi il nascituro, che ha diritto a un chiaro riferimento genitoriale.Il secondo tipo?I diritti individuali, che appartengono alla libera associazione. Sono esigenze di diritto privato di chi sceglie di vivere in coppie gay o in altre forme di coppie di fatto. Pensiamo anche agli anziani soli che vivono insieme o con la badante. Se i due piani non vengono confusi, non entrano in contraddizione. Usare gli uni contro gli altri è distruttivo.
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