martedì 22 luglio 2014
​Intervista al sottosegretario per le riforme: «Proveremo ad accorpara gli emendamenti. Ma siamo pronti anche alla ghigliottina».
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Il «loro» obiettivo è chiaro: «Vogliono rinviare tutto a settembre, far chiudere l’Aula ad agosto con la riforma a metà strada. Lo impediremo con tutte le nostre forze. Non prendo nemmeno in considerazione l’idea che ce la possano fare e nemmeno intendo ragionare sulle conseguenze politiche. Semplicemente, ulteriori dilazioni non sono tra le ipotesi da prendere in considerazione». Luciano Pizzetti, Pd, sottosegretario per le Riforme, affila le armi in vista della battaglia decisiva, che probabilmente inizierà la prossima settimana. «Per ora – è l’avviso ad M5S e Sel – stiamo ad osservare, vogliamo capire se questi sono fuochi destinati a spegnersi oppure no. È chiaro che non dormiamo, e ci stiamo attrezzando a respingere l’attacco». Ci faccia capire cosa bisogna aspettarsi... L’ostruzionismo è legittimo. Ma è altrettanto legittimo, nel pieno e rigoroso rispetto dei regolamenti e delle procedure parlamentari, usare gli strumenti che consentono di arrivare al voto in tempi ragionevoli. Anche la ghigliottina? Se le cose continuassero così, non sarebbe uno scandalo. In ogni caso valuteremo prima altri interventi, ad esempio un’attenta valutazione degli emendamenti da bocciare, in modo da farne decadere altri a catena e ridurre il numero delle votazioni. Finora ci sono stati scambi d’opinione con il presidente del Senato Grasso? No, siamo ancora in una fase in cui vogliamo credere che questo clima rientrerà. Non vi preoccupa l’accusa di autoritarismo? In molti Paesi, in tre mesi un Parlamento riesce a fare moltissimo. Noi stiamo discutendo dall’8 aprile, ormai sono quattro mesi, 120 giorni. Senza contare il dibattito precedente, e senza dimenticare che l’iter di modifica costituzionale è rafforzato e dà ampie garanzie. Il passaggio alla Camera, ad esempio, non credo che sarà una pura formalità. Perciò un rinvio a settembre non sarebbe serio e non lo accetteremmo. Anche perché queste non sono le riforme di "Renzi piè veloce", è un buon testo che serve al Paese ed è nato da un’approfondita riflessione. Siete preoccupati dei dissidenti Pd? Devo dare atto ai nostri che non stanno usando trucchetti. Espongono le loro idee a viso aperto, ma non partecipano alla dilazione dei tempi. La Lega vuole nuove correzioni o dirà «no»... Il nodo sono le autonomie. Ma sul titolo V abbiamo trovato il punto di caduta tra chi diceva "più Stato" e chi diceva "più regioni". La Lega ha già strappato molto. In Aula cosa può cambiare? Si può apportare qualche aggiustamento sul referendum e su altri punti ormai stranoti. Sull’immunità non è possibile togliere garanzie a tutti, deputati e senatori. Abbiamo la proposta iniziale di differenziare il trattamento per Palazzo Madama: riprendiamola e valutiamola senza pregiudizi. Teme il voto segreto? Francamente non ci sono argomenti per chiederlo su nessun emendamento. È favorevole a porre il referendum confermativo anche nel caso vengano raggiunti i due terzi? Sull’introduzione del principio sono d’accordo, ma questa riforma sarà valutata a Costituzione vigente, che non prevede referendum se c’è la maggioranza qualificata.
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