mercoledì 9 giugno 2010
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Silvio Berlusconi blinda il ddl intercettazioni. Un testo di cui non è pienamente soddisfatto. Tanto che all’ufficio di presidenza, dopo aver ascoltato la relazione del Guardasigilli Angelino Alfano, si astiene. Le trattative sono state estenuanti, ma Berlusconi spinge a chiudere i giochi su uno dei fronti caldi della questione giustizia: «La decisione presa è vincolante per i nostri senatori e deputati». Quindi il testo sarà approvato dalla Camera «così come verrà fuori dal Senato».La linea sul ddl è passata «all’unanimità in ufficio di presidenza ed io soltanto – sottolinea il premier – mi sono astenuto perché la legge non risponde del tutto alle promesse che avevamo fatto nel programma». Il riferimento è soprattutto alla privacy. E suona come una stoccata a Gianfranco Fini, che - incassate alcune modifiche - esce vincitore dal lungo braccio di ferro con il premier. Nonostante ciò, non manca di sottolineare come anche la difesa della legalità fosse nel programma. «Va ad onore di Berlusconi essersi astenuto sul ddl intercettazioni perché, a suo avviso, non manterrebbe in toto gli impegni presi con gli elettori in materia di tutela della privacy – scrive in una nota il presidente della Camera –. Comunque sono certo che Berlusconi concordi con me sul fatto che la nuova formulazione del ddl fa sì che esso di certo non contrasti con altri impegni presi con gli elettori: quelli in materia di lotta alla criminalità e di difesa della legalità». Ma che le scintille con i finiani siano smorzate lo conferma il sottosegretario al Welfare Pasquale Viespoli: «Non è in discussione il voto su un provvedimento qualificante dell’azione di governo».Finiani abbastanza soddisfatti? Il Pd, no. «Questa legge continua a non andar bene», sbotta Anna Finocchiaro, presidente dei senatori, dando voce ai malumori delle opposizioni. Di cui si fa portavoce anche Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. Sul metodo («Non siamo alla Camera solo per "timbrare"») e sul merito, visto che il voto dei centristi sarà negativo. Ieri Pd e Idv hanno lasciato i lavori della Commissione Giustizia. Motivo della protesta la presentazione da parte del relatore Roberto Centaro di altri 13 emendamenti per l’aula, che scavalcano quelli discussi in quella sede. «Una buffonata, una mancanza di rispetto», dà sfogo all’indignazione il capogruppo dipietrista in Commissione Luigi Li Gotti. Ha dovuto esercitare le sue doti diplomatiche il presidente del Senato Renato Schifani, che ha rinviato alla Commissione gli emendamenti. I termini per la presentazione dei subemendamenti ieri sono slittati a tarda sera, in modo da consentire la discussione stamane e riprendere l’esame in aula alle 15.Obiettivo della maggioranza è avere il via libera di Palazzo Madama in settimana. Ma è secco il «no» di Pierluigi Bersani segretario del Pd, per il quale «non tira aria buona». Ma, ribatte il presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli, «dipenderà dall’atteggiamento dell’opposizione», che «finora è stato ostruzionistico», se ci sarà la fiducia. Il Consiglio dei Ministri, che torna a riunirsi dopodomani, non l’ha ancora autorizzata. «Andremo avanti con responsabilità», promette il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello.Intanto fanno discutere, anche all’interno, della maggioranza alcune modifiche proposte dal relatore Centaro, che difende il ddl da «giudizi improvvisati». Restano le maximulte per gli editori. Sarà possibile (previo sì del Tribunale del capoluogo di distretto) la proroga delle intercettazioni di tre giorni in tre giorni anche dopo i 75. Si potranno fare quelle ambientali, ma non nei luoghi privati. Sarà più difficile ottenere la ricusazione del giudice. Saranno stralciate le norme su servizi segreti e segreto di Stato. La Corte di Appello potrà autorizzare riprese audio-video dei processi. Per i procedimenti in corso saranno valide le intercettazioni finora disposte. Saranno eliminate le modifiche in tema di atti sessuali su minori.Il finiano Fabio Granata è critico sulle ammende (fino a 450mila euro) agli editori per il reato di pubblicazione di colloqui destinati a distruzione. Un «passo indietro» che «può essere modificato». Sulla salvaguardia delle indagini, invece, il vicepresidente dell’Antimafia si dice soddisfatto. «Ora dovremo migliorare il testo su diritto di cronaca e libertà di stampa». Esultanza bipartisan, infine, sullo stralcio della norma sugli atti sessuali contro minori. Dalla presidente della Bicamerale sull’infanzia e l’adolescenza Alessandra Mussolini, alla vice Anna Serafini, responsabile del Forum di settore del Pd.
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