lunedì 22 maggio 2023
Sono 27mila le persone evacuate: li ospita anche un museo cittadino. I timori ora sono per la situazione dei canali. Domenica nelle Messe la preghiera dell’arcivescovo
Allagamenti nelle campagne circostanti

Allagamenti nelle campagne circostanti - ANSA

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Con l'intera provincia in ginocchio, ora la parola d'ordine è salvare Ravenna, il centro storico con i suoi tesori dell'arte, dall'ondata di piena e fango. Si contano almeno 27mila sfollati su un totale, in Emilia Romagna, di 36mila. A far paura, nelle ultime ore, è la zona delle Bassette, periferia nord della città che comprende capannoni, spazi artigianali e rimesse agricole. I fiumi che hanno rotto gli argini a Faenza hanno trasferito la massa d’acqua nella rete secondaria dei canali di bonifica e in particolare quelli che adesso rischiano di allagare sono i canali Cupa-Magni e Canala. La situazione resta di massima allerta, mentre si cerca di dare sollievo nelle strutture dell’accoglienza a migliaia di ravennati evacuati. Oggi intanto in tutte le parrocchie della diocesi verrà letta una preghiera durante le Messe composta dall’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, in questi giorni di emergenza e paura. «Il Signore ci doni di essere uniti nell’emergenza, di curare il dono del Creato, della nostra casa comune e di impegnarci a garantire accoglienza e solidarietà - è scritto nel testo inviato dall’arcivescovo ai sacerdoti -. Fratelli e sorelle davanti alla drammatica emergenza che ha colpito, in questi giorni, in particolar modo la Romagna, eleviamo una preghiera al Signore perché la situazione possa al più presto migliorare. Preghiamo perché tutte le comunità siano disponibili ad accogliere e ad aiutare chi è nel bisogno, e cerchino con senso di responsabilità il bene comune rispettando le disposizioni delle autorità».

Allestimento di barriere gonfiabili a Ravenna, nella zona delle Bassette.

Allestimento di barriere gonfiabili a Ravenna, nella zona delle Bassette. - .


Cento Comuni colpiti, Ravenna ancora in emergenza. Il governo promette fondi. Scout e associazioni in prima linea per gli aiuti

Questa sera nell’hub di Protezione civile della scuola superiore Itis di Ravenna c’è il cinema. I bambini accolti qui con le loro famiglie, evacuate dalla vicina Fornace Zarattini, sono entusiasti. C’è chi non ha mai visto “Monsters and Co.” « Per loro è un grande gioco e noi cerchiamo di farglielo vivere così » spiega Paolo Vernocchi, scout del Ravenna 2 che coordina l’hub che da venerdì accoglie un centinaio di famiglie, la maggior parte delle quali proviene appunto dalla frazione di Fornace, allagata dal Canale Magni. Gli scout e i volontari di altre associazioni (Croce Rossa, Pubblica Assistenza, Mistral), una cinquantina in tutto che si alternano in turni, hanno organizzato un servizio di animazione per i più piccoli, mentre «per gli anziani c’è un importante supporto da parte degli assistenti sociali». Per i volontari è importante esserci. Per molti questa è un’occasione di “restituire”, spiega Lorenzo Mercuriali del Ravenna 5: «Sono qui oggi perché ce n’era bisogno. Ho avuto la fortuna di non essere stato allagato, mi pareva giusto aiutare chi non è stato fortunato come me. Li vediamo arrivare dispersi, confusi, dalla situazione, dal futuro - prosegue -. Anche noi non sappiamo quello che può accadere. Possiamo solo dar loro un letto, un posto dove stare, gestire i loro cani, giocare con i loro bambini».


Iva è nella palestra della scuola: «Stavamo al piano di sopra, ma non c’era l’elettricità. Ora è tutto da buttare»

Lorenzo, scout: «Sono qui perché ce n’era bisogno. Non sappiamo cosa accadrà, ma possiamo dare un letto e una sistemazione»

Concetta è arrivata con la figlia Lucia: «Lei voleva andare a scuola, ma almeno abbiamo fatto una gita con l’autobus»

Al centro della palestra c’è un tappeto con i giochi donati dagli stessi volontari: si può disegnare, giocare a palla, a nascondino tra le brandine. Gli anziani, invece, giocano a beccaccino. Iva Cavassa e la sua amica Maria che è qui con il figlio sono state salvate con il gommone: « Noi stavamo al piano di sopra - spiega Iva ma non c’era l’elettricità e non riuscivamo a ricaricare il cellulare ». Nessuno voleva lasciare la propria casa e i propri ricordi, ma a un certo punto, è stato necessario chiedere aiuto. E ora a bruciare sono quei ricordi lavati via dall’acqua. « I mobili, le mie cose, la bicicletta: tutto è da buttare spiega Iva -. Ma soprattutto le mie foto sulla credenza». «Quando pensi che devi ricominciare da capo a 82 anni è dura - aggiunge Maria -. E ti viene in mente tutto quando ti stendi su quella brandina».


Francesca, direttrice della Fondazione che gestisce il museo: «Vedo tanta bellezza in questi giorni. Ora il museo è diventato umano»

A Ravenna sono quattro gli hub di Protezione civile che in questi giorni hanno accolto circa 3mila persone. Tra essi fino a ieri sera c’era anche il Museo Classis, “della città e del territorio” dove sono stati ospitati anche 700 evacuati in due giorni (con i loro 200 animali domestici). Quando le hanno chiesto la disponibilità ad aprire il museo, Francesca Masi, la direttrice della Fondazione RavennAntica che lo gestisce, non ci ha pensato due volte. «In un quarto d’ora, se volete, è pronto, ho detto. Ovviamente ho chiesto a tutti tanta collaborazione: ho spiegato che è un luogo bello ma fragile. Ma ci vedo tanta bellezza in questi giorni, anche se ci sono le ditate sulle teche. Un museo umano».

Una volontaria gioca con una bimba migrante all’hub del museo Classis

Una volontaria gioca con una bimba migrante all’hub del museo Classis - .

Per molti degli sfollati è stata anche un’occasione per visitarlo (il Classis è aperto dal 2018): « In questi giorni ho fatto visite guidate e laboratori di mosaico per i bambini - racconta Masi -. Il senso di appartenenza che crea un’accoglienza di questo tipo, nessun vernissage o mostra possono crearlo. Molti sono andati via dicendo: ci rivediamo, vestiti a festa». Anche qui a Classis, il tratto caratteristico dell’accoglienza è stato la comunità. « Don Mauro Marzocchi, il parroco della vicina Sant’Apollinare in Classe (sì, quella dei mosaici bizantini) è venuto a trovarci più volte».

Al piano di sopra, accolta assieme alla figlia Lucia, di due anni, c’è Concetta, evacuata da Piangipane, che vive come tanti la fatica di avere la famiglia divisa: «Mio marito è rimasto perché i miei suoceri e la nonna non sono voluti venire. Per ora l’acqua non è arrivata ma io ho scelto di andare via: volevo garantire a mia figlia un pasto caldo e magari lo svago della tv. Lei voleva andare a scuola, ma almeno abbiamo fatto una gita con l’autobus. Nell’incertezza, l’unica certezza era venire qui».

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