lunedì 15 novembre 2021
Sono 10mila le morti per biossido d'azoto, in Italia, 50mila per PM2,5. Lo rivela l'Aea, l'Agenzia europea dell'Ambiente. "Se si fosse seguiti i parametri dell'Oms molti morti si potevano evitare"
Triste primato italiano: primi in Europa per morti da biossido d'azoto

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

A pochi giorni dalla fine della Cop26 di Glasgow. in cui si è discusso di come arginare l'inquinamento, arriva la notizia che l'Italia è il primo Paese per numero di morti per biossido di azoto, 10 mila nel 2019, il dato più alto in tutto il continente europeo, a causa delle emissioni che derivano dal riscaldamento e dal traffico, lo stesso che causa le "piogge acide" dannose per l'ambiente.

I dati emergono dal Rapporto 2021 sulla qualità dell'aria dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea) che mostra come l'inquinamento atmosferico abbia continuato a causare morti premature e malattie in Europa nel 2019. Il documento parla anche dei rischi del particolato sottile, la PM2,5, per cui l'Italia è la seconda per decessi in Europa, con quasi 50mila decessi legati a queste emissioni.

Molte di queste morti, però, si potevano evitare, ammonisce l'Aea. Se si fosse raggiunto il nuovo parametro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il PM2,5, infatti, l'Italia avrebbe avuto 32.200 morti in meno da particolato sottile, vale a dire una diminuzione del 65% dei decessi. Vale lo stesso per l'Europa tutta: nel 2019 il continente ha contatto 307mila persone morte prematuramente per la PM2,5 con i nuovi standard le vite salvate sarebbero state 178mila.

Un piano d'azione esiste ed è quello chiamato "Zero Pollution", cioè inquinamento, adottato dalla Commissione europea per ridurre entro il 2030 proprio il numero di morti premature a causa delle emissioni. L'anno preso a riferimento è il 2005, rispetto al quale si vogliono ridurre le morti almeno il 55% (in quell'anno furono 456.000 i decessi).

Grazie alle politiche messe in atto per migliorare la qualità dell'aria, le morti a causa dello smog sono già diminuite del 16% rispetto al 2018 e del 33% rispetto al 2005. Se questo tasso di decremento dovesse proseguire e la qualità dell'aria continuare a migliorare, spiega la Aea, allora la "Zero Pollution" potrebbe essere raggiunta entro il 2032. Ma, avverte l'agenzia, la riduzione della concentrazione di PM2,5 nell'aria nel prossimo decennio sarà una sfida impegnativa: per riuscirci, "gli Stati membri dovranno attuare pienamente i loro programmi nazionali di controllo dell'inquinamento atmosferico (NACPC), nonché le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici del 2030".

Da tenere in considerazione anche le tendenze all'invecchiamento e all'urbanizzazione della popolazione europea. Una popolazione anziana è più sensibile all'inquinamento atmosferico e un tasso di urbanizzazione più elevato in genere significa che più persone sono esposte a concentrazioni di PM2,5 , che tendono ad essere più elevate nelle città.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: