giovedì 6 ottobre 2022
Rose Angel vuole fornire supporto medico e psicologico alle donne affette da tumori al seno. L'Università Cattolica sviluppa una terapia sperimentale contro la resistenza farmacologica della neoplasia
L'attrice Milena Miconi, il direttore generale dell'Umberto I Fabrizio D'Alba, il direttore dell'Uoc di Senologia del Policlinico Massimo Vergine e  Andrea  Botticelli, coordinatore della Breast Unit dell'ospedale

L'attrice Milena Miconi, il direttore generale dell'Umberto I Fabrizio D'Alba, il direttore dell'Uoc di Senologia del Policlinico Massimo Vergine e Andrea Botticelli, coordinatore della Breast Unit dell'ospedale

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Negli ultimi anni, l’emergenza Covid ha monopolizzato il mondo scientifico e costretto il Sistema sanitario a utilizzare tutti i suoi mezzi per contrastare la pandemia. Di conseguenza, altre realtà sono passate in secondo piano. Tra esse, gli screening e le diagnosi del tumore al seno, diminuite considerevolmente nel 2020 (3300 in meno rispetto al 2019). Proprio in occasione del mese di prevenzione di questa particolare neoplasia, prende ufficialmente il via il progetto Rose Angel, la cui madrina è l’attrice Milena Miconi. L’iniziativa, nata in collaborazione con il Policlinico Umberto I di Roma, l’associazione no profit Filo teso e Mida Accademy, vuole offrire alla Capitale e ai comuni della Regione Lazio uno sportello senologico itinerante, accessibile anche online e dedicato alla prevenzione precoce del carcinoma mammario, in modo da garantire assistenza gratuita anche a coloro che non possono permettersi esami diagnostici specifici. Il progetto, però, va oltre il solo ambito medico e intende essere una voce amica, dando sostengo professionale per il reintegro psico-sociale di tutte le donne con una diagnosi di tumore al seno. L’iniziativa raduna le competenze di professionisti provenienti da settori diversi e attenti a questa tematica, come Massimo Vergine, direttore della Uoc di Senologia del Policlinico Umberto I e presidente di Filo teso, Giancarlo Ferri, Segretario generale della Camera alta europea dell’Alta Sartoria, e Daniele Ciaffi, fotografo che ha realizzato numerosi servizi con donne operate di tumore al seno. Il primo appuntamento di Rose Angel è l’evento “Il Rosa in passerella”, l’8 ottobre al Circolo Polo Club di Roma, durante il quale sarà presentato il nuovo ecografo con sonda specifica e si potranno supportare gli altri step previsti dall’iniziativa.

E prosegue anche la ricerca scientifica per combattere il tumore al seno. Scienziati dell’Università Cattolica del campus di Roma e dell’Iigm Foundation (Italian institute for genomic medicine), hanno scoperto che il carcinoma mammario sviluppa un meccanismo di resistenza alle cure oncologiche, che porta alla formazione di staminali tumorali, ovvero le cause di recidive e metastasi. L’equipe di ricercatori, dunque, ha sviluppato una strategia sperimentale per aggirare o prevenire questa resistenza. Nello studio, pubblicato sulla rivista “Nature Immunology”, le dottoresse Antonella Sistigu e Martina Musella, coordinatrici del progetto, spiegano come «le cellule tumorali, inizialmente sensibili alla chemioterapia, prima di morire rilasciano nel microambiente tumorale una serie di fattori chiamati "allarmine", che, appunto, allertano e attivano il sistema immunitario del paziente». E proprio alcune di queste “allarmine”, come sottolineano le scienziate, possono attivare, nelle cellule tumorali ancora vive, una riprogrammazione epigenetica che le trasforma in staminali del cancro. Queste ultime, capaci di sfuggire al controllo del sistema immunitario, continuano a proliferare e a generare altre cellule malate, responsabili delle recidive della malattia e delle metastasi.

Grazie agli esperimenti in laboratorio, il team di ricercatori ha scoperto che questa trasformazione avviene grazie all’attivazione di una proteina chiamata Kdm1b, capace di regolare e controllare l’espressione genetica. «Sulla base di questi risultati, proponiamo una terapia combinata per prevenire la formazione e eventualmente bersagliare in maniera efficace questa sottopopolazione di cellule staminali altrimenti resistenti a qualsiasi trattamento», concludono i ricercatori, proponendo per i futuri test l’utilizzo di chemioterapici ed immunoterapici standard, uniti al farmaco sperimentale che ferma la proteina Kdm1b, impedendo così la formazione di staminali tumorali.

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