mercoledì 17 giugno 2020
Informativa del premier in Parlamento prima del vertice Ue. Lega e Fdi lasciano l'Aula in dissenso con il governo. Il premier: voto in Parlamento prima del Consiglio europeo di luglio
Conte: a settembre il Recovery plan dell'Italia. Ora serve coesione

Ansa

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Informativa non senza frizioni quella di stamane del premier Conte alla Camera. I deputati della Lega, non appena finito di parlare il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari, hanno infatti lasciato l’Aula in segno di dissenso con le posizioni del governo. Il presidente del Consiglio, poco prima, nella consueta informativa al Parlamento in vista del vertice Ue, aveva sottolineato che «le posizioni degli stati membri sono ancora distanti su più
punti nonostante i progressi degli ultimi mesi». E che il governo sta elaborando «un piano di rilancio agli Stati generali, da cui potrà essere ricavato uno specifico Recovery Plan, che l’Italia presenterà, in adesione al piano Next Generation Ue, il prossimo settembre». Quando il progetto italiano avrà una fisionomia «doverosamente completa», ha assicurato, il governo «verrà in Parlamento a riferire sui suoi contenuti, pronto a raccogliere proposte e suggerimenti. Questo perché le risorse dell’Europa non sono un tesoretto del governo, ma sono a disposizione del Paese e occorre la collaborazione di tutti, al di là delle divisioni politiche». Anche se il prossimo vertice Ue è solo di natura consultiva, ha spigato il premier, l’Italia vuole farsi trovare pronta Ed è a questo punto che soprattutto, «per non perdere la sfida europea», Giuseppe Conte ha richiamato al senso di responsabilità tutte le forze politiche. «È l'ora di dare prova di coesione anche sul piano nazionale», dice al culmine del suo intervento, riprendendo un appello lanciato più volte durante degli Stati generali sull'economia boicottati dall'opposizione. Ma Fdi e Lega rispondo no anche stavolta: i meloniani disertano l'aula e i salviniani abbandonano dopo l'intervento del primo ministro, protestando contro la decisione di non consentire un voto. «Conte da avvocato è diventato il liquidatore del Paese», sintetizza il capogruppo del Carroccio Molinari.

Non meno diretta la responsabile di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che si scaglia soprattutto sulla decisione del presidente di Montecitorio Roberto Fico di non far votare l’Aula sull’intervento del premier. «La maggioranza scappa dal voto in Parlamento per non dare a Conte un mandato chiaro durante il Consiglio europeo. Vogliono fare il gioco delle tre carte per non assumersi la responsabilità delle loro scelte», tuona. E anche Forza Italia è critica, con il portavoce dei parlamentari azzurri Giorgio Mulè per cui Conte «prende tempo e non decide, fa una "scappatella" in Parlamento dove scientemente evita di affrontare i nodi cruciali (non una parola sul Mes) prima di fuggire e tornare a rifugiarsi in "Villa" a crogiolarsi nel suo ego».

Al Senato, poi, dove anche i senatori leghisti e di Fdi non hanno ascoltato le parole di Conte uscendo dall'Aula, il presidente del Consiglio per rispondere alle critiche arrivate dal centrodestra ha specificato che chiederà il voto del Parlamento prima del prossimo vertice Ue, dove «l’Italia dovrà dire la sua». La linea del governo, ripete, è «uniti in Europa per proteggere società ed economie del continente, coesi in Italia per cogliere subito e per intero l’opportunità che l’Europa offre a se stessa, supportando i Paesi più colpiti dal Covid-19».

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