sabato 28 agosto 2010
Lo ha annunciato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine di una visita al Gemelli dove è ricoverato, in gravi condizioni, il fratellino del bimbo di tre anni morto per l'incendio scoppiato in un campo nomadi abusivo. L'appello: «Servono strategie nazionali e comunitarie».
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«Dobbiamo fare di tutto affinchè non ci sia una seconda vittima. Per questo motivo, abbiamo convocato per lunedì, un vertice straordinario in Prefettura per fare il punto, insieme a Carabinieri e Polizia Municipale, sulla situazione degli accampamenti abusivi e sullo stato di avanzamento del Piano Nomadi». È quanto dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine di una visita al Gemelli, dove è ricoverato il neonato rimasto gravemente ustionato nell'incendio scoppiato nel campo nomadi di via Morselli a Roma.«Dobbiamo studiare attentamente la situazione perchè in Europa c'è grande movimento: quello che sta succedendo in Francia, la gravissima crisi economica e le calamità naturali in Romania stanno mettendo in movimento grandissimi flussi», ha aggiunto Alemanno.Un fenomeno complesso e in continua evoluzione, per questo, ha aggiunto il sindaco di Roma sercono «strategie nazionali e comunitarie per fare in modo che i flussi nomadi possano avvenire in un contesto di sicurezza per tutti. Senza risposte di carattere europeo le città finiscono per essere in qualche modo incapaci di fronteggiare la situazione da sole». Riferendosi al tragico rogo dell'altra notte, il sindaco ha infine spiegato che si tratta di immigrati comunitari o di nomadi di nazionalità comunitaria: «Noi guarderemo caso per caso - ha risposto a chi gli chiedeva se nei loro confronti saranno presi dei provvedimenti - sono convinto che le espulsioni debbano essere strettamente legate a una valutazione delle situazioni di illegalità e non possono essere indiscriminate».IL ROGO NEL CAMPO ROMPino CiociolaIl puzzo acre del legno e della plastica bruciati. Che graffia la gola. Il puzzo acre dei campi nomadi arroventati dal sole estivo. La ruspa che spacca e spiana. Vigili urbani coi guanti. Mascherine sui volti. Un gran cane nero con gli occhi tristi, impauriti, accucciato sotto un tavolo, in una baracca, a sperare che non lo vedano. Ma – sopra a tutto – l’ombra della morte scivolata silenziosamente fra le lamiere di questo terzo mondo nella capitale, all’una e mezza di una bella notte d’agosto, nascondendosi fra le fiamme, a rubare un bimbetto di tre anni. Marius. Una candela accesa, probabilmente. Una bava più affilata di vento. E occorre appena qualche attimo perché la sua "casa" avvampi e quell’ombra lo porti con sé.Poche ore dopo, il giorno si riaffaccia nuovamente e, di quanto quella piccola vita aveva, resta una distesa nera fumante di reti metalliche, assi carbonizzate, vestiti, vecchie imposte che facevano da pareti. Una carrozzina, riversa su un fianco e sbranata dal fuoco. Una girandola colorata intatta. Anche qualcuna delle "case" che erano vicine è diventata mucchi di cenere.«Quando ci siamo accorti che la nostra casa bruciava siamo scappati fuori dalla baracca prendendo in braccio Marco Giovanni, il nostro secondo figlioletto di tre mesi – hanno raccontato piangendo i genitori, Emilia e Marian, ventuno e ventitré anni (anche loro leggermente ustionati), ai carabinieri –. Poi istintivamente abbiamo pensato di rientrare per tirar fuori Marius, ma non siamo riusciti. Era impossibile, ormai la baracca era completamente avvolta dalle fiamme. Allora lo abbiamo cercato invano fino all’ultimo nel campo, sperando che fosse scappato prima di noi». Le candele accese? «Le tenevamo sul pavimento per evitare che i topi mangiassero i nostri vestiti». Marius l’hanno trovato i Vigili del fuoco, quando le fiamme le avevano ormai spente. Era nel suo lettino. Mamma e papà ancora non lo sanno.Stanno sgomberando questo campo abusivo, che ieri sera torna quasi una sporca spianata fra arbusti, canne e sterpaglie, a due passi da via Morselli, alla Magliana vecchia. Un pullman del Comune (che pagherà i funerali del piccolo Marius) è fermo da una parte per caricare e portare altrove questa poverissima gente. Mentre, prima d’abbatterle, da ogni baracca si portano via le bombole del gas. E mentre a qualche chilometro di distanza Marco Giovanni è grave. Ricoverato al Policlinico Gemelli, nel reparto di Terapia intensiva, con ustioni di secondo e terzo grado sul 40 per cento del suo corpicino. Emilia e Marian si erano trasferiti qui da poco tempo, venivano da Brescia: sono sotto choc e convinti che al Gemelli ci siano entrambi i piccoli, la verità la diranno loro solo stamane.La Procura ovviamente apre un’inchiesta (per omicidio colposo e incendio colposo) ed altrettanto ovviamente a carico d’ignoti. Della quarantina di "case" che erano questo campo nomadi, abusivo, rimane quasi niente. Una decina di materassi lerci accatastati uno sull’altro. Rottami di baracche. Qualche oggetto d’ogni giorno. Bottiglie d’acqua e due rosette su un tavolaccio. Anziani trascinano verso il pullman borsoni con dentro pezzi della loro vita, un uomo spinge una carrozzella che ha sopra una bombola di gas, le donne raccolgono quanto ci si può portare dietro. Qui vivevano sessantatré persone, diciotto delle quali minorenni: sul pullman salgono in trentotto. E qualcuno ha preferito andarsene velocemente prima che arrivassero le forze dell’ordine. Quattro ragazzine, minori anche loro, forse si prostituivano.Sgomberando, infine, vien fuori addirittura l’assurdo (che per quanto tale, ormai non sorprende più). Un racket gestiva questo campo abusivo come fosse una specie di residence privato: venti metri quadrati dove farsi una baracca costavano duecento euro al mese, mentre il prezzo d’un posticino per dormire a terra, sopra un cartone, andava da venti a trenta euro, sempre al mese.La giornata se ne va, per il resto, fra polemiche politiche, attacchi reciproci fra maggioranza e opposizione al Comune. E non solo. Tanto che dal Piemonte interviene il ministro dell’Interno Roberto Maroni, per il quale «bisogna continuare a tenere alta l’attenzione» sugli insediamenti abusivi, che vanno individuati e chiusi. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, da Rimini parla di «lutto per tutta la città», fa sapere che campi come quello dove ha perso la vita Marius «sono inaccettabili» e che «questo campo era già stato sgombrato dai Vigili urbani un anno fa. L’incidente è avvenuto in una zona abusiva, il proprietario non aveva provveduto a metterla in sicurezza e neppure a denunciare che erano sorti nuovi campi nomadi». Morale del sindaco? «In due anni abbiamo proceduto allo sgombero di un centinaio di campi abusivi. Andremo avanti con il piano nomadi». Che non riguarda più il piccolo Marius.
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