mercoledì 12 luglio 2017
A San Vito Lo Capo 700 turisti evacuato via mare. Roghi anche in Calabria, Sardegna, in Puglia e Basilicata. Il cardinale Sepe: la condanna di Dio sui colpevoli
Quel che resta dopo un rogo nel parco del Vesuvio (Ansa)

Quel che resta dopo un rogo nel parco del Vesuvio (Ansa)

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Brucia l'Italia delle vacanze: mentre rimane l'emergenza Vesuvio, ad andare a fuoco sono anche località rinomate, come San Vito Lo Capo, in Sicilia, dove 700 turisti sono stati evacuati con le barche via mare. Ma i roghi sono segnalati anche nelle Eolie, in Sardegna, sull'Amiata, in Calabria, nel pescarese, in Puglia e Basilicata, una mappa da 'record', ricorda la Protezione Civile: oggi sono state 47 le richieste dei mezzi aerei dello Stato, con lo spegnimento di 13 incendi. In totale nel 2017 sono state 764 le richieste, sottolinea il Dipartimento, "un picco da 10 anni".


A San Vito Lo Capo la solidarietà è scattata con un appello sui social per soccorrere i circa 700 turisti del villaggio Calampiso, a due passi dalla riserva dello Zingaro, avvolto dalle fiamme per un incendio in contrada Sauci che si è poi propagato verso la spiaggia. Dopo l'allarme lanciato dal sindaco Matteo Rizzo su Facebook, le barche turistiche e i gommoni della Capitaneria di porto hanno raggiunto in pochi minuti il golfo dove si erano riversati i villeggianti per fuggire dai roghi che lambivano i loro appartamenti. A rischio soprattutto quelli più vicini all'ingresso del villaggio.

"Siamo scappati in costume e ciabatte. Il nostro appartamento - dice una delle turiste - è stato avvolto dalle fiamme. Erano proprio sopra di noi. Ho preso mia figlia e sono andata in spiaggia. Ci hanno fatto andare via sui barconi che fanno il giro dello Zingaro. Prima donne e bambini e poi gli altri. Molti sono rimasti sulla spiaggia ad aspettare i soccorsi". La donna, assieme alla bambina, è stata accolta in una scuola di San Vito.

A circa un'ora dalle prime segnalazioni, le fiamme attorno alla struttura sono state circoscritte e i turisti portati in salvo.

I roghi stanno mettendo a dura prova la Forestale e i vigili del fuoco, impegnati in tutta la Sicilia. Le alte temperature e il vento di scirocco alimentano continuamente i focolai. Oltre cento quelli divampati nelle nove province siciliane. Tantissimi potrebbero essere di origine dolosa come quello scoppiato in contrada Quattropani a Lipari, vicino alle abitazioni. Una situazione particolarmente critica che ha portato le Procure di Palermo, Enna e Messina ad aprire tre inchieste sui roghi. I magistrati del capoluogo siciliano hanno aperto un fascicolo di atti relativi per accertare se ci siano state inadempienze della Regione nella gestione della prevenzione degli incendi. A Messina aperta un'inchiesta contro ignoti. La Procura di Enna indaga sull'incendio che ha distrutto il vallone Scaldaferro, tra Enna e Calascibetta, divampato a contrada Ferrarelle sull'autostrada A 19 Palermo Catania.

Il Vesuvio brucia, arrivano i militari

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Ancora fiamme sul Vesuvio, dove da stasera arrivano i militari dell'operazione 'Strade Sicure'. È emergenza continua sul vulcano che domina Napoli, a fuoco da sabato scorso nonostante il massiccio intervento di Canadair ed elicotteri, e gli sforzi di Vigili del Fuoco e Protezione Civile. Ettari ed ettari di bosco e vegetazione continuano ad andare in fumo con le fiamme, alimentate dal vento, difficili da domare. Tre i fronti del fuoco: Ercolano, Torre del Greco-Boscoreale e Terzigno. A subire i danni provocati dagli incendi, non solo l'area del Parco del Vesuvio, ma anche una riserva naturale come quella degli Astroni e Positano, una delle perle della Costiera Amalfitana. Qualche piccolo focolaio è stato avvistato anche a Napoli città.


Quasi accertata la natura dolosa delle fiamme sul Vesuvio. Tre le procure che indagano: Torre Annunziata, Nola e Napoli. L'ipotesi è di incendio doloso, per ora a carico di ignoti. Le indagini si potrebbero avvalere anche di immagini girate dall'alto. Ad Ottaviano, nella sede del Parco Nazionale del Vesuvio, è arrivato nel pomeriggio il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti per una riunione con tutti i soggetti impegnati
nell'emergenza. Ferma la condanna dei piromani. "Faremo di tutto per catturare i colpevoli. Napoli non merita questa immagine, e se qualcuno ha incendiato il Vesuvio - ha detto - lo voglio vedere in carcere per 15 anni". In serata, dopo un comitato per l'ordine e la sicurezza tenuto a Napoli, arriva il via libera
all'utilizzo dell'esercito. dopo il primo invio di stasera, nei prossimi giorni "verrà ampliata la presenza dei militari nelle situazioni più critiche, in un'ottica di prevenzione". Tre gli arresti di giornata, tutti a carico di coltivatori diretti, e peraltro in zone che non sono quelle interessate dall'incendio principale. I fermi sono scattati in flagranza di reato per piccoli roghi a Varcaturo (Napoli), nel Sannio e nel Casertano, nell'area della Terra dei Fuochi.

Il cardinale Sepe: la condanna di Dio pesa sulla coscienza dei colpevoli

Ferma anche la condanna dell'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe: "Non sappiamo se e quando la giustizia umana riuscirà a dare il suo verdetto di condanna. Abbiamo la certezza, però - ha detto - che la condanna di Dio è già in atto, e pesa sulla coscienza di chi, ritenendo di agire impunemente, ha voluto 'uccidere' l'ambiente".


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