martedì 6 agosto 2019
Due raid tra Campania e Puglia contro la ditta che si occupa del servizio di raccolta rifiuti in diversi Comuni del Sud Italia. Gli inquirenti: racket e camorra dietro ai roghi
Roghi di rifiuti e camion all’opera nei mesi scorsi / Ansa

Roghi di rifiuti e camion all’opera nei mesi scorsi / Ansa

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Due raid, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, in due regioni diverse. Vittima è la Tekra, ditta che si occupa del servizio di raccolta rifiuti in diversi Comuni del Sud Italia. La Dda di Napoli vuole vederci chiaro e capire quali collegamenti potrebbero esserci fra l’attentato del 30 luglio a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, e quello avvenuto domenica notte sul suolo campano, a Giugliano.

Nel primo sono stati dati alle fiamme 33 mezzi: un danno da ben 2 milioni di euro per la ditta salernitana, che gestisce il servizio di raccolta rifiuti per il Comune del Foggiano e si prepara a contenderlo a una ditta pugliese nella prossima gara d’appalto.
Domenica notte, invece, è stato colpito il deposito di Giugliano (qui la Tekra non gestisce il servizio di raccolta rifiuti, ma possiede una base logistica per i diversi Comuni del Napoletano che serve con i suoi mezzi): 30 camion pesanti danneggiati, il bilancio nel cuore della Terra dei fuochi. A 14 sono state sottratte le batterie, ai restanti sono stati sfondati i finestrini al fine di rubare gli oggetti dall’abitacolo.

Pochi giorni fa, qui vicino, a Caivano, un automezzo di un’altra ditta che si occupa di raccolta rifiuti ha subito una rapina e poi è stato dato alle fiamme. Non sono da escludersi anche collegamenti con quest’altro episodio. Ma non è tutto qui: negli ultimi anni la Tekra ha subito anche altri due attentati. Il titolare dell’azienda di Angri, ascoltato dai carabinieri, ha dichiarato di non avere mai subito richieste di estorsioni e minacce collegate a esse, nonostante la matrice chiaramente intimidatoria del raid. L’azienda stessa ha definito nei giorni scorsi l’altro attentato di San Giovanni Rotondo di natura sicuramente criminale.

Ma cosa può esserci dietro questi atti intimidatori contro le ditte della raccolta rifiuti al Sud?
Diverse le piste su cui gli inquirenti saranno chiamati a lavorare per fornire risposte ai molti interrogativi. Anzitutto c’è l’ipotesi del racket, in un territorio a forte densità mafiosa come quello napoletano. Ma la camorra ha anche interessi diretti in questo tipo di impresa: non è un mistero che alcune ditte siano collegate ai clan camorristici, che potrebbero vedere nella Tekra e in altre aziende un rivale da abbattere. C’è poi la pista del traffico illecito di rifiuti che dalla Campania procede in direzione Puglia. Da queste parti, è risaputo, in tema di rifiuti si sono consumati scempi di ogni tipo. Ieri, intanto, è andato in scena l’ennesimo scontro nel governo sui roghi in Campania, che anche questa estate fanno registrare un’impennata sia nelle discariche abusive a cielo aperto che nei siti di stoccaggio dei rifiuti.

In un’intervista il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha rivolto dure accuse e un appello a Matteo Salvini, che con lui e i ministri Di Maio, Trenta e Grillo compone la cabina di regia istituita nel novembre 2018 contro gli incendi nella Terra dei fuochi campana. «Ad oggi ognuno ha fatto il suo, tranne il ministro dell’Interno – ha detto Costa –. Statisticamente i roghi avvengono sempre alla stessa maniera. Si sa dove accendono i fuochi, a che ora, con quale modalità. Per prevenirli bisogna fare quindi degli appostamenti, e poi arrestarli e portarli in galera. Ma quello non lo posso certo fare io».

Lunedì sera, contro i roghi si è mosso il territorio: comitati antiroghi, Chiesa locale e associazioni del territorio sono scesi in piazza a Parete, nel Casertano, per far sentire la loro voce alle istituzioni.

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