sabato 30 novembre 2013
​Amareggiato dalle motivazioni del Ruby bis e dall’addio burrascoso di Galliani, Berlusconi accelera sul lancio della nuova FI: l’obiettivo è 1.000 club entro l’8 dicembre, 8mila in un mese. No al partito di plastica, il Cav. punta a «microcomunità», rinsaldate anche col ricorso al «volontariato» e alla «solidarietà».
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​In tv e in mezzo alla gente. È la duplice strategia per il decollo della nuova Forza Italia, valutata insieme allo stato maggiore da Silvio Berlusconi, che dopo il voto sulla decadenza ha scelto di tirare il fiato fra le mura domestiche di Villa San Martino, ad Arcore. Chi l’ha sentito parla di un riposo "attivo": «Si sta ricaricando per tornare in mezzo all’agone più agguerrito che mai». Angustiato ieri anche dalla tripla amarezza per le motivazioni del Ruby bis («Faranno di tutto per darmi il colpo finale»), per l’addio burrascoso a un compagno di successi milanisti come Adriano Galliani e per le polemiche di chi chiede la revoca del suo Cavalierato, Berlusconi si è gettato anema e core nell’organizzazione del partito, a iniziare dal primo appuntamento: la riunione dei club Forza Silvio l’8 dicembre a Milano. «Interverrà» assicurano i suoi, fiduciosi che la verve del Cavaliere conquisterà spazio nei tg anche nel giorno delle primarie del Pd. «Ma in tv dovrete andarci tutti», avrebbe ripetuto Berlusconi ai colonnelli di Fi, chiedendo d’illustrare la linea del partito sulle politiche economiche e sulle riforme. Su quest’ultimo punto, Forza Italia non sembra refrattaria allo «spirito collaborativo» auspicato dal Colle, ma neanche disposta a «firmare in bianco» ciò che arriverà dal ministro Gaetano Quagliariello. Più attendista è la posizione sulla legge elettorale: un Mattarellum rivisto potrebbe andar bene e in ultima istanza anche il Porcellum, ma certo non il doppio turno, da sempre inviso al Cavaliere. Nessuno sconto al governo Letta: dopo aver ottenuto il passaggio parlamentare sulla «crisi», Forza Italia incalza il premier («Il voto dovrà verificare la fiducia su un governo diverso da quello nato dopo le elezioni», afferma la deputata Deborah Bergamini). Ma in tv bisognerà pure spiegare, ragiona un parlamentare, «l’ingiustizia subita dal nostro leader, rappresentata finora in modo caricaturale». Tuttavia, se la presenza sui media resta un must (tra i consiglieri più ascoltati c’è l’ad di Mediaset Giuliano Adreani, guru della raccolta pubblicitaria), la "rivoluzione" pare il ritorno al proselitismo dal basso. Altro uomo chiave, a cui è stata affidata la macchina organizzativa dei club, è Marcello Fiori, ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile. Regione per regione, Berlusconi calcola le potenziali adesioni: mille club entro l’8 dicembre, 8mila entro fine anno. Nessun "partito di plastica", si ripartirà dalla politica door to door (non quelle del salotto tv di Bruno Vespa), preconizzata dal Cavaliere nell’inaugurazione della sede di San Lorenzo in Lucina, quando Alfano e gli altri ministri erano al suo fianco: «Dovrete presidiare il territorio», si era raccomandato. Ora «Angelino» non c’è più, ma l’indicazione ha preso forma: Forza Italia dovrà essere davvero «vicina alla gente», anche col ricorso a «volontariato e solidarietà». Gli italiani, i pensionati, i giovani che soffrono per la crisi economica, è il ragionamento, dovranno percepire che siamo al loro fianco, non solo in Parlamento, ma concretamente, nella vita di ogni giorno. L’obiettivo di Berlusconi «che sarà spesso nella sede romana del partito», confida un parlamentare dell’inner circle forzista, è creare una «rete orizzontale», un «web fisico» fatto di «microcomunità» di persone, da Trieste a Reggio Calabria, ancor prima che iscritti, che condividano i medesimi ideali. Il messaggio della signora Cecilia, sul sito di Fi, suona come un viatico: «Caro Presidente, non ho mai avuto una tessera di un partito, pur essendo dal 1994 con lei, ma adesso io e tanti altri sentiamo il dovere di iscriverci a Forza Italia».
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