domenica 12 giugno 2016
​Moas ed Emercengy impegnate nel Mediterraneo. A preoccupare sono spesso le condizioni di salute dei più piccoli a rischio disidratazione.
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Migranti, in mare le navi della speranza
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«Viaggiano in condizioni disumane». Bastano solo queste poche parole per descrivere le traversate in mare di centinaia di migranti che ogni giorno vengono soccorsi nel canale di Sicilia. Gommoni e pescherecci stracolmi, con motori in panne o senza benzina, senza Gps e alcun controllo sulla rotta. In balia delle onde e della fortuna. La fortuna di essere intercettati in acque internazionali dai soccorsi. E anche ieri, come avviene ormai da diversi giorni, si fa fatica a star dietro al numero delle persone tratte in salvo. A fine giornata sono in totale 1.348 i migranti salvati nel canale di Sicilia nel corso di 11 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma. «È stata una mattinata molto impegnativa, come non ci era mai capitato. Abbiamo dovuto soccorrere diverse imbarcazioni, fra gommoni e pescherecci in avaria, in tutto oltre mille migranti» racconta una portavoce di Moas, (Migrant offshore aid station), la ong impegnata, in aggiunta alla missione europea Eunavformed a monitorare la rotta del Mediterraneo centrale con due navi, la Responder in missione congiunta con Emergency e la Phoenix con l’assistenza sanitaria della Croce Rossa Italiana. «Fra le persone stipate sui gommoni – prosegue la portavoce – c’era anche una donna incinta che è stata subito trasferita sulla nave della Marina e due paraplegici. Eppoi moltissimi bambini».  «Il momento più emozionante – racconta Luca Corso, medico di Emergency, impegnato a bordo nave e a turno anche nel punto di prima assistenza sanitaria nel porto di Pozzallo – è quando con la rescue boat( il gommone di salvataggio della nave in missione, ndr) ci avviciniamo ai migranti. All’inizio ci guardano timorosi perché non sanno dove si trovano e soprattutto non capiscono chi siamo. Poi quando si accorgono che siamo italiani e li stiamo salvando alzano tutti le braccia, sorridono e ci salutano». In generale le condizioni di salute dei migranti sono buone, spiega il medico, malgrado il lungo viaggio via terra e poi via mare. Spesso però sono le condizioni dei più piccoli a preoccupare di più. «Un giorno mi è capitato di soccorrere anche un neonato di due mesi – racconta – I più piccoli arrivano molto disidratati, con malattie da raffreddamento e arrossamenti e allergie causati dai pannolini che non vengono cambiati da giorni».  I volontari di Emergency conoscono bene quello da cui scappano coloro che prendono una barca per cercare di raggiungere l’Europa. «Lavoriamo da oltre vent’anni in Paesi distrutti dalla guerra e dalla povertà – spiega la presidente Cecilia Strada – Da due anni lavoriamo anche nei porti siciliani, per assistere chi sbarca, e da inizio giugno siamo felici di poter portare la nostra esperienza anche in mezzo al mare, insieme al Moas». Sono già oltre 3mila le persone morte da gennaio nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Italia e l’Europa. «Nessuno merita di morire in mare» non si stanca di ripetere Christopher Catrambone, fondatore di Moas.
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