martedì 3 luglio 2018
A San Vitaliano fiamme alte 30 metri. «Restate a casa». Il ministro Costa: troppi roghi nei luoghi di stoccaggio
Il fumo nero dell’incendio di ecoballe sviluppatosi a San Vitaliano, nel Napoletano (Ansa)

Il fumo nero dell’incendio di ecoballe sviluppatosi a San Vitaliano, nel Napoletano (Ansa)

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Una colonna di fumo alta fino a 30 metri, visibile a chilometri e chilometri di distanza. Tanto quanto basta per gridare al disastro ambientale qui, in piena Terra dei fuochi. Una nuova emergenza, soltanto l’ultima, proprio nel giorno in cui in Consiglio dei ministri discute il primo decreto in materia, che dovrebbe assegnare al dicastero dell’Ambiente la responsabilità della qualità del cibo nelle zone inquinate.

Il rogo di San Vitaliano

L’incendio divampato domenica a San Vitaliano, in provincia di Napoli, alla piattaforma ecologica della società Ambiente, ha destato grande allarme tra le popolazioni dell’area di Nola. Tutto è iniziato, stando al racconto dei titolari dell’azienda, intorno alle 14.20, quando per cause ancora imprecisate una balla di rifiuti ha preso fuoco. I lavoratori dell’azienda hanno cercato invano di spegnerla, poi hanno dato l’allarme. Il massiccio intervento dei vigili del fuoco, che hanno operato tutta la giornata, è riuscito a venire a capo dell’incendio. Ma tra gli abitanti di San Vitaliano e dei Comuni del Nolano c’è grande preoccupazione per gli effetti che potrebbe avere avuto sulla propria salute e sui terreni agricoli che sorgono proprio di fronte allo stabilimento. Terminato il lavoro dei pompieri, sono entrati in azio- ne subito i tecnici dell’Arpac, l’agenzia regionale che si occupa di ambiente, per rilevare le concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici nell’area. I dati di domenica e di ieri non mostrano superamenti dei valori limite e le condizioni atmosferiche rilevate nel corso del pomeriggio di domenica hanno fortunatamente limitato il ristagno degli inquinanti. Ora si attende la relazione finale dei tecnici regionali, in cui verrà illustrata la situazione ambientale osservata nel territorio in questione durante lo sviluppo dell’incendio.

Il segnale del governo

In serata, poi, è arrivata anche la novità del Consiglio dei ministri: al ministero dell’Ambiente è passata anche la struttura di missione di Palazzo Chigi sul dissesto idrogeologico, con un portafoglio di 1,2 miliardi per interventi di prevenzione con fondi Cipe e di Cassa depositi e prestiti. Le istruttorie già in corso dovrebbero però restare in capo a Palazzo Chigi. Entro l’estate il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, conta poi di fare un secondo decreto intitolato 'Terre dei fuochi' che estenderà gli strumenti usati in Campania a tutte le aree caratterizzate da rifiuti interrati, inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere e roghi tossici. Il ministro ha peraltro visitato l’ultima area di crisi proprio ieri pomeriggio. Già domenica aveva lanciato l’allarme: «Sono troppi 300 incendi nei siti di stoccaggio dei rifiuti in tutta Italia. Bisogna capire cosa sta succedendo. I siti di stoccaggio diventino siti sensibili, cioè siti che possano entrare nel piano coordinato di controllo del territorio, gestito da ogni prefettura con l’ausilio di tutte le forze dell’ordine, per un sovrappiù di controllo preventivo. Ciò significa dare un’ulteriore garanzia preventiva al cittadino, ma anche all’imprenditore». Cerca intanto di diffondere calma il sindaco di San Vitaliano Pasquale Raimo, che domenica ha emesso un’ordinanza in cui chiedeva ai cittadini di restare in casa con le finestre barrate: «Siamo fiduciosi. Ci hanno spiegato che gli effetti dell’incendio non sono disastrosi come pensavamo». Mentre dal vescovo di Nola Francesco Marino e dall’Azione Cattolica diocesana giunge la richiesta di «un’informazione completa circa la reale entità dell’incendio».

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