Il governo vuole realizzare a Mineo un modello di eccellenza nell’accoglienza dei richiedenti asilo, ma le perplessità dei sindaci sul villaggio-ghetto restano tante. Ancora ventiquattr’ore di tempo per decidere le sorti del “Residence degli aranci”, finora occupato dai militari americani e che nelle intenzioni del premier Silvio Berlusconi e del ministro degli Interni, Roberto Maroni, dovrebbe diventare un “villaggio della solidarietà”, per tamponare l’emergenza immigrazione. È il termine che si sono dati i partecipanti al vertice operativo alla prefettura di Catania, ieri mattina, alla presenza del ministro, del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, del presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, del prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, in veste di commissario straordinario per l’emergenza immigrati, e dei sindaci del calatino e del sindaco etneo Raffaele Stancanelli.«Se è vero, come ha detto l’Unhcr, che ai confini della Libia con la Tunisia ci sono oltre 100mila persone in fuga, tutti noi capiamo la dimensione enorme e la novità assoluta di questo fenomeno», avverte Maroni. E alla conferenza stampa lampo comunica: «Abbiamo concluso la riunione con la mia proposta di procedere alla realizzazione del villaggio per creare un modello di eccellenza in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo, accompagnato da un patto per la sicurezza sottoscritto in provincia di Catania da tutti i sindaci, dal ministero dell’Interno, e quindi dal governo, per definire quali misure attuare nell’area». «Pur potendo decidere da solo – prosegue – ho voluto il confronto, perché voglio che sia una decisione condivisa nell’interesse nostro, delle autonomie locali e dai richiedenti asilo». In pratica, oggi le comunità cittadine dovranno dare l’approvazione al progetto, «altrimenti – dice Maroni – riferirò al presidente del Consiglio l’esito di questa consultazione e poi valuteremo le decisioni necessarie per gestire quella che si prefigura come un’emergenza umanitaria senza precedenti».Infatti, le resistenze dei sindaci del Calatino sono tante e non per razzismo, s’intende. La principale preoccupazione è quella di realizzare un ghetto con migliaia di stranieri, difficile da gestire. Il primo cittadino di Mineo, Giuseppe Castania, spiega: «Non trovo positivo mettere 2mila persone in un solo sito, e non sono il solo sindaco a pensarla così». Contrari anche i sindaci di Palagonia, Ramacca, Caltagirone, Grammichele e Scordia. «La migliore soluzione è ospitare 300/400 immigrati nelle nostre comunità, perché la vera accoglienza si può costruire soltanto all’interno di un tessuto di relazioni che non trasformi la lunga permanenza degli immigrati in una bomba sociale pronta ad esplodere in qualsiasi momento» spiega il sindaco di Caltagirone, Francesco Pignataro. Altri primi cittadini, invece, come quelli di San Cono, San Michele di Ganzaria, Mirabella Imbaccari, Mazzarrone e Militello, si dicono favorevoli a patto di ottenere garanzie più precise sulla sicurezza. Il presidente della provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, è ottimista: «C’è la disponibilità del governo di disporre un piano per la sicurezza del nostro territorio».Ancora tranquilla la situazione a Lampedusa, dove non ci sono stati sbarchi a causa delle condizioni meteo-marine proibitive. Circa 250 dei 700 stranieri presenti ieri sull’isola sono stati trasferiti via nave e via aereo sulla terraferma. Ma continuano le polemiche per l’ordinanza contro l’accattonaggio e il bivacco di extracomunitari, emanata dal sindaco Bernardino De Rubeis. Per il questore di Agrigento, Girolamo Di Fazio, l’ordinanza potrebbe favorire la discriminazione razziale. Per questo ha inviato il documento alla Procura di Agrigento, perché consideri se ci sono elementi di rilievo penale. «Stiamo valutando la posizione del sindaco di Lampedusa per il reato di istigazione all’odio razziale» conferma il procuratore Renato Di Natale.