sabato 17 settembre 2022
Sabato e domenica torna l'iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII "Un pasto al giorno", che aiuta migliaia di famiglie in difficoltà. Ma le donazioni possono essere fatte anche online
Don Oreste Benzi

Don Oreste Benzi - .

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«La Comunità Papa Giovanni XXIII è fatta di persone che condividono ogni giorno la vita, la casa e anche la tavola con chi è nel bisogno. Sediamo uno accanto all’altro, stringendoci per far posto a chi arriva». Succede davvero e tutti i giorni, nelle 500 case famiglie della comunità fondata nel 1968 da don Oreste Benzi: è quella “santità nel quotidiano” che non porta agli altari ma ci fa umani, ed è richiesta a tutti, non agli eroi. Solo che non tutti ne siamo capaci, «sarebbe bello ma mica posso portarmi a casa chi ha bisogno» è l’alibi comune che ci (auto)assolve. Se non che, come ogni settembre, la Papa Giovanni XXIII corre in nostro aiuto con "Un pasto al giorno", l’iniziativa solidale – presente in 800 piazze e parrocchie di tutta Italia il 17 e 18 settembre – grazie alla quale con una piccola donazione tutti possiamo contribuire direttamente ai 7 milioni e mezzo di pasti che l’associazione garantisce nelle sue case famiglia che non rifiutano mai nessuno.

Tanto più in questo 2022, l’anno in cui avremmo dovuto rivedere la luce dopo i due anni di crisi pandemica, ma la follia anacronistica di una guerra in piena Europa ci pone di fronte a un inverno che ci fa più paura del virus. In questi due anni abbiamo imparato che nessuno è al sicuro, abbiamo visto la povertà irrompere in case agiate, abbiamo capito che nessuno basta a se stesso e che domani potrà toccare a chiunque di noi… «A parlarci di quanto un approccio più solidale sia urgente anche nel nostro Paese sono i numeri – spiegano i volontari dell’associazione –. Secondo i dati Istat la povertà assoluta nel 2021 è rimasta attorno ai picchi record dell’anno precedente, coinvolgendo 1,9 milioni di famiglie e 5,6 milioni di individui. E l’incidenza della povertà relativa è salita dal 10,1% all’11,1%, con circa 2,9 milioni di famiglie sotto la soglia di povertà».

Di fronte a cifre così drammatiche e destinate a salire a causa della guerra, iniziative come "Un pasto al giorno" diventano importanti non solo per le risorse che riusciranno a raccogliere, ma anche perché aprono gli occhi, cambiano le prospettive, creano insomma una società più consapevole e quindi meno inerme. «In questo senso – riprende Ramonda – abbiamo scelto come motto di questa edizione "Costruiamo una tavola in cui ci sia posto per tutti": è un invito a fare la propria parte, una piccola differenza che però, quando si agisce insieme, può costruire qualcosa di davvero grande».

Non sono parole, sono fatti, come sempre nello stile dell’associazione fondata dal sacerdote riminese di cui è in corso la causa di beatificazione. L’associazione non si limita a garantire ogni anno gli oltre 7 milioni e mezzo di pasti, ma soprattutto quella vicinanza che a volte basta a restituire la consapevolezza di essere importanti per qualcuno e, di conseguenza, la voglia di vivere.

Nelle centinaia di case famiglia della Papa Giovanni XXIII trovano infatti una famiglia coloro che non ne hanno una, i disperati di solitudini e abbandoni, le vittime delle nuove schiavitù, giovani e anziani che si ribellano alle catene dell’alcol e della droga, bambini resi orfani dalla vita, o dalle dure scelte degli adulti, disabili e malati, persone senza un tetto e senza orizzonti. Don Benzi ai suoi non chiedeva elargizione ma «condivisione diretta» (la sua grande intuizione), ma per questo obiettivamente un certo eroismo ci vuole.

Per tutti noi, però, è già un gesto importante cercare nel sito www.unpastoalgiorno.org le 800 piazze o il modo per fare una donazione online. Nelle scorse edizioni si riceveva in cambio un set di tovagliette a tema, ma «in un momento in cui tanti ci chiedono tutto e ogni euro conta, avrebbe comportato una spesa che, responsabilmente, non ci siamo sentiti di affrontare. Siamo certi che la consapevolezza di aver assicurato un posto a tavola per chi soffre sia il grazie più grande».

Insieme a un oggetto simbolico, «un libricino con sette preghiere come sette sono i giorni della settimana, in sette lingue diverse, di cui faremo dono a chi si avvicinerà ai nostri banchetti», annuncia Ramonda, «un segno di come ci si debba sentire una sola comunità, attenta ai bisogni di tutti. La preghiera ci unisce ovunque siamo, rafforza quel legame che ci rende possibile salvare la vita di chi è disperato».

Un impegno in cui riecheggiano le parole che papa Francesco ha pronunciato durante il suo recente viaggio in Canada: «Troppo ci si lascia guidare dagli interessi di pochi che stanno bene. Occorre porsi in ascolto del grido degli ultimi, saper ascoltare il dolore di quanti, spesso in silenzio, nelle nostre città affollate e spersonalizzate gridano».

«Anche il più grande santo non cambia da solo le strutture di iniquità che dominano sul mondo – avvertiva don Benzi –, solo un popolo che prenda coscienza di essere santo può trasformare il mondo». In questi due giorni non arriveremo a tanto, ma qualche vita, o almeno qualche sua giornata, la miglioreremo senz’altro».

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