martedì 6 settembre 2016
In diocesi, parrocchie, comunità religiose e famiglie accolte in totale 30mila persone, vale a dire 8mila persone in più rispetto al 2015. Il progetto di Caritas italiana "Protetto. Rifugiato a casa mia" ha attivato 380 accoglienze in famiglia.
Un anno fa l'invito del Papa: 5mila profughi in 500 parrocchie
COMMENTA E CONDIVIDI

Durante l'Angelus di un anno fa, il 6 settembre 2015, Papa Francesco chiedeva a ogni parrocchia di ospitare una famiglia di profughi, definendolo «un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia». E poi concludeva il suo appello Papa Francesco annunciando che anche le due parrocchie del vaticano avrebbero accolto due famiglie di profughi. «Da allora - spiega monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes - l'impegno delle Chiese in Italia, già significativo per le oltre 22mila persone accolte, grazie anche al Vademecum redatto dal Consiglio permanente della Cei, ma anche a un magistero ricco e puntuale di numerosi vescovi italiani, si è allargato ad almeno 30mila richiedenti asilo e rifugiati, con un impegno che è andato oltre la collaborazione istituzionale con le prefetture (i Cas) e i comuni (gli Sprar), per trovare forme nuove e familiari di accoglienza in parrocchia, per oltre 5 mila richiedenti asilo e rifugiati, e in famiglia per almeno 500 adulti, grazie anche al progetto di Caritas Italiana (Rifugiato a casa mia)». «Oltre le parrocchie e le famiglie - continua il direttore di Migrantes - determinante in questo anno è stato anche l'impegno di oltre 60 istituti religiosi femminili e di molti istituti maschili (dai salesiani, ai padri Bianchi, dai gesuiti ai comboniani, agli scalabriniani, ai padri somaschi, solo per citarne alcuni), che hanno ripensato gli spazi delle loro case o hanno destinato strutture all'accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, con una particolare attenzione ai minori, alle donne sole con bambini, alle persone più fragili». I NUMERI DELL'ACCOGLIENZA DELLA CHIESA ITALIANASecondo la Fondazione Migrantes 500 parrocchie accolgono oltre 5mila persone, con un risparmio per lo Stato di circa 50 milioni di euro. Al 1° settembre 2016 sono stimate circa 30mila persone accolte tra diocesi, parrocchie, comunità religiose e famiglie. Vale a dire quasi 8mila persone in più rispetto al 2015.In risposta all’appello del Papa Caritas italiana ha proposto quest’anno, e per tutto il 2017, la seconda edizione del progetto “Rifugiato a casa mia”, in collaborazione con le Acli. Una ospitalità per una media di sei mesi mirata all’integrazione (tutti hanno il permesso di soggiorno) e all’autonomia, con il tutoraggio di Caritas italiana e un contributo mensile di 100 euro a beneficiario, finanziato con l’8 per mille Cei e il 5 per mille Acli. L’attuale impegno economico supera i 220mila euro. Delle 1000 disponibilità iniziali in 60 diocesi sono state attivate, da febbraio/aprile 2016 fino a luglio 2016, 380 accoglienze in 72 diocesi italiane, equamente distribuite tra Nord, Centro e Sud Italia. Le parrocchie sono le più attive, con 169 beneficiari accolti. A seguire le accoglienze in appartamenti di proprietà di diocesi o parrocchie (109), in famiglia (65) e in istituto (37).LE PERSONE E GLI INCONTRI E le storie di straordinari incontri - riportate dal Sir - non mancano: a Putignano, in Puglia, il 28enne ghanese Fuad e sua moglie Favour, nigeriana di 26 anni, hanno ricominciato una vita serena dopo una drammatica fuga dalla Libia e l’arrivo in Italia su un barcone. Ora Fouad frequenta un corso di italiano e lavora nella “Ciclofficina”, un’associazione che si occupa di cicloturismo, ciclabilità e integrazione. A Manfredonia (Foggia) una famiglia di siriani fuggita dal conflitto dopo aver ricevuto minacce di morte ha trovato conforto e confronto in un'altra famiglia, italiana, quella di Alberto e Antonio: la famiglia di Louai e Norma fin dall’arrivo in Italia è stata aiutata a superare le difficoltà linguistiche e nell'inserimento scolastico dei tre figli. Insieme è stato cercato un appartamento con un laboratorio per Louai, che oggi dipinge e vende bellissime icone sacre.

IL MODELLO DI ACCOGLIENZA IN COMUNITA: COSA SI PUO FARE? “Non ci interessano i numeri ma la qualità dell’accoglienza – spiega Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana -. Altrimenti avremmo potuto accogliere migliaia di profughi in un seminario vuoto, ma quello è un modello che contestiamo. Ci interessano i percorsi di autonomia delle persone, l’inserimento lavorativo, scolastico e sociale, e il cambiamento della mentalità, aiutando le comunità a costruire integrazione. Ci sono ancora molti cattolici che si dichiarano tali ma sono recalcitranti su questi temi. In questo senso è stato un successo, perché abbiamo coinvolto una cinquantina di realtà che non avevano mai attivato accoglienze”. È cambiata la modalità di accoglienza: «È diventata più diffusa sul territorio e di tipo familiare». «Siamo soddisfatti dei risultati – continua il direttore generale della Fondazione Migrantes – perché in poco tempo e senza risorse, in un anno sono state accolte tante persone». Monsignor Perego evidenzia però un particolare significativo: negli 8mila comuni italiani vi sono 23mila parrocchie, una media di 4 parrocchie ogni comune. «Molte comunità parrocchiali, negli Appennini e nella Pianura Padana, sono molto piccole e non hanno né spazi né risorse», osserva. La Migrantes chiede da tempo che non siano solo i Comuni i soggetti attuatori e capofila di un progetto Sprar (Sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati). «Il cambiamento – precisa – potrebbe portare a un aumento delle accoglienze anche nelle realtà ecclesiali ed associative: rientreremmo nell’ambito dei servizi alla persona regolati dalla legge 328 (quindi dal Ministero del welfare), il sistema sarebbe più centrato sulla sussidiarietà e non su ragioni securitarie e di gestione istituzionale come avviene ora. Purtroppo la politicizzazione del tema non aiuta a leggere la realtà».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: