martedì 24 settembre 2013
​Audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze riunite alla Camera: forti dubbi sulla possibilità di incassare il maggior gettito di 600 milioni atteso da una delle norme contenute nel decreto legge. A oggi nessua adesione dei concessionari condannati.
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Forte perplessità sulla reale possibilità di incassare il maggior gettito di 600 milioni atteso da una delle norme contenute nel decreto legge che riguarda le disposizioni vigenti in materia di Imu è stata espressa dalla Corte dei Conti questa mattina nel corso di una audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze riunite della Camera. La disposizione sotto accusa riguarda la sanatoria dei contenziosi con i gestori delle sale gioco ed è contenuta nell'articolo 14, dove è prevista l'estensione dell'ambito temporale di applicazione per i soggetti condannati con sentenza di primo grado in giudizi di responsabilità amministrativo-contabile, dell'istituto della definizione agevolata in appello, introdotta con la legge n.266 del 2005."Appare opportuno interrogarsi sull'idoneità" della norma ad assicurare il gettito stimato che, osserva la Corte dei conti, "concorre in modo determinante ad assicurare la copertura dell'intero" decreto. A oggi, nessuno dei concessionari di maggiori dimensioni condannati con la sentenza della magistratura contabile del 2012 ha aderito all'istituto della definizione agevolata in appello, ha sottolineato la Corte dei Conti nell'audizione alla Camera davanti alle Commissioni competenti sul Dl Imu.Per la Corte dei conti è "doveroso esprimere perplessità nei confronti di una disposizione che si risolve in una contrapposizione fra comprensibili esigenze di gettito e salvaguardia delle pronunce giurisdizionali e dei principi costituzionale che in esse si trovano espresse". Inoltre, osserva la magistratura contabile, non si è registrata alcuna adesione da parte dei soggetti di grandi dimensioni. "Si tratta delle posizioni economicamente più rilevanti che, proprio per questo, risentono delle incertezze che caratterizzano questa prima applicazione della norma". Il maggior gettito previsto dall'erario, prosegue la Corte dei conti, dipenderà "non solo dal tasso di adesione alla procedura agevolata ma anche dai margini valutativi riservati al giudice d'appello, in ordine al merito delle istante di definizione presentate". Infine arriva un'osservazione anche sulla clausola di salvaguardia, che garantirebbe comunque la copertura attraverso l'incremento degli acconti Irap e Ires. Secondo la magistratura contabile la copertura attraverso la leva fiscale provocherebbe "rilevanti effetti di natura distributiva".
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