lunedì 10 luglio 2017
Respinta la richiesta di archiviazione presentata dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini, disposta l'imputazione coatta per l'esponente radicale.
Marco Cappato (Ansa)

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Non solo ha aiutato dj Fabo a suicidarsi, ma lo avrebbe spinto a ricorrere alla dolce morte. È in pratica una doppia contestazione quella contenuta nel provvedimento con cui il gip di Milano Luigi Gargiulo oggi ha disposto l'imputazione coatta, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, per Marco Cappato, l'esponente dei radicali che lo scorso febbraio ha accompagnato in una clinica vicino a Zurigo Fabiano Antoniani, 40 anni, tetraplegico e cieco per via di un incidente stradale, per praticare il suicidio assistito.

Il giudice, in una ventina di pagine, ha respinto la richiesta di archiviazione dell'indagine avanzata lo scorso
maggio dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini che hanno ritenuto che il politico, con il suo comportamento, non ha commesso alcun reato, ma ha aiutato una persona ad esercitare il diritto individuale e cioè il diritto alla dignità e, quindi, all'autodeterminazione che, in questo caso, prevale sul diritto alla vita. Richiesta ribadita in udienza la scorsa settimana con la proposta di incostituzionalità della norma (art. 580 cp). Sulla stessa linea della Procura, con identiche richieste, la difesa rappresentata dagli avvocati Massimo Rossi e Francesco di Paola.

A dare notizia che sarà imputato davanti alla Corte d'Assise è stato lo stesso Cappato nel primo pomeriggio con un tweet che è passato quasi inosservato per circa un'ora.

Il gip Gargiulo che ha ordinato ai pm Siciliano e Arduini di formulare il capo di imputazione per poi chiedere
il giudizio. Nel suo decreto il giudice ritiene che Cappato sia responsabile del reato previsto dall'articolo 580 del codice penale per una duplice condotta in quanto, avendo prospettato a Dj Fabo la possibilità di realizzare il suo desiderio di porre fine alla sua vita senza soffrire qualora si fosse rivolto a una struttura svizzera, non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe rafforzato "l'altrui proposito di suicidio".

Ora la Procura avrà 10 giorni di tempo. Poi la richiesta di giudizio, l'udienza preliminare e infine il dibattimento davanti a una giuria composta da due giudici togati e 6 popolari.

LA VICENDA

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