mercoledì 5 gennaio 2011
Palermo, non hanno denunciato i mafiosi: 30 espulsi. In tutta l’Isola sono già 150 i titolari di imprese espulsi dalla Confederazione Il questore Nicola Zito: continuare il percorso di collaborazione fra le istituzioni.
- Non denunci il racket? Sei fuori da Confindustria di Antonio Maria Mira
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Il vento del cambiamento nell’imprenditoria siciliana ha spazzato via oltre trenta aziende in odor di mafia. Tanti sono gli imprenditori espulsi da Confindustria nell’Isola, di cui sei a Palermo (cinque si sono auto sospesi). È il presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, promotore di questa battaglia per la legalità, a scattare la fotografia della lotta a Cosa nostra portata avanti negli ultimi tre anni e mezzo. Questo è il tempo trascorso dalla decisione di introdurre nel codice etico l’incompatibilità fra l’essere associati alla confederazione e avere rapporti con la criminalità organizzata.Adesso Lo Bello sceglie la questura di Palermo, durante la firma del protocollo d’intesa con la polizia per il recupero di alcuni immobili, per imprimere un nuovo colpo d’acceleratore alla lotta al racket delle estorsioni che strozza l’economia regionale. «L’espulsione - sottolinea Lo Bello - è inderogabile per l’imprenditore colluso, mentre cerchiamo di accompagnare nel percorso di denuncia chi paga il pizzo». L’unica impresa espulsa a Palermo è Aedila Venusta. «Noi ci muoviamo - puntualizza - quando raggiungiamo la certezza che quell’impresa è coinvolta nel pagamento del pizzo o nell’organizzazione criminale. È chiaro che la nostra è una sanzione sociale che si affianca ai provvedimenti della magistratura».E rilancia l’urgenza che gli imprenditori superino la barriera dell’omertà e della paura e abbiano il coraggio di saltare il fosso. Sul fronte delle denunce, a Palermo, si è raggiunta quota trenta. «In Sicilia - aggiunge Lo Bello - siamo già a 150. Per noi l’espulsione resta una sconfitta. Il nostro obiettivo è buttare fuori gli imprenditori collusi, ma contemporaneamente convincere l’imprenditore che ha pagato a denunciare i suoi aguzzini».Uno scatto di orgoglio che anche il questore di Palermo, Nicola Zito, non si stanca di chiedere a tutto il tessuto imprenditoriale della provincia, soprattutto in zone come Partinico, dove la pressione estorsiva continua ad essere forte e nessuno denuncia: «Continua un percorso di collaborazione inter-istituzionale e culturale tra noi e Confindustria per dare un aiuto sostanziale forte a tutti gli industriali che vogliono denunciare. È un ulteriore importante tassello per dimostrare che la Questura di Palermo e Confindustria Sicilia proseguono in un cammino di legalità».Per il leader degli industriali siciliani è necessario «diffondere messaggi positivi e incoraggiare imprenditori, perché c’è un recupero di fiducia nei confronti dello Stato e delle forze dell’ordine, che qualche anno fa a Palermo e in Sicilia non esisteva. È un segnale positivo. Le denunce, che sono cresciute enormemente negli ultimi tempi, sono ancora poche rispetto al totale delle imprese che ancora oggi probabilmente continuano a pagare - osserva Lo Bello -. Bisogna continuare sulla strada intrapresa. Sono ottimista, perché quello che è successo negli ultimi anni non è una stagione estemporanea che finirà tra qualche mese: è qualcosa di strutturale e consolidato nelle coscienze delle persone».
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