martedì 5 febbraio 2013
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Silvio Berlusconi nell’ambito del suo "annuncio choc" di domenica sulla restituzione dell’Imu agli italiani ha parlato anche di agricoltura. «Si potrà intervenire anche per cancellare l’imposta sui terreni agricoli e sulle case e sui fabbricati destinati a uso agricolo», ha detto l’ex presidente del Consiglio. Dall’Imu sui terreni agricoli è pervenuto un gettito per le casse dello Stato pari a circa 600 milioni, circa 65 i milioni invece sono quelli che sono stati incassati dai fabbricati rurali. L’introduzione dell’imposta, già prevista, è stata anticipata di un anno dal governo Monti, che però ne ha mitigato gli effetti, come ricorda il ministro Catania, dimezzando l’aliquota inizialmente prevista per i fabbricati rurali. Sono stati esentati dal pagamento i fabbricati rurali ad uso strumentale ubicati nei comuni classificati montani o parzialmente montani di cui all’elenco dei comuni italiani predisposto dall’Istituto Nazionale di Statistica.«L’Imu agricola? Non l’ha introdotta certo il governo Monti. Noi anzi l’abbiamo, sotto certi aspetti, mitigata», rivendica il ministro Mario Catania, oggi capolista dell’Udc in Veneto, Piemonte e Campania. Ma non tralascia nemmeno in questi giorni di campagna elettorale le incombenze delle Politiche Agricole: giovedì e venerdì accompagnerà il premier Monti al Consiglio europeo che dovrà ridefinire il budget generale dell’Unione.Come valuta queste affermazioni di Berlusconi sull’Imu?È sempre il solito Berlusconi. Conosciamo da 19 anni la sua tendenza a eccedere sulle promesse che spesso si rivelano illusioni. Ma al di là della ricaduta negativa di queste affermazioni sull’immagine del nostro Paese, che ognuno può valutare da sé, vorrei stare sulle questioni di settore.Ecco, come è andata l’introduzione dell’Imu agricola?A parte il fatto che i nostri atti come governo Monti sono stati interamente condivisi dal Pdl, che ora se ne dissocia, va ricordato che l’introduzione, i meccanismi e l’impostazione dell’Imu su terreni e fabbricati agricoli sono stati decisi dal governo Berlusconi con Tremonti ministro dell’Economia. Quando siamo arrivati, inoltre, era già in fase avanzata l’accatastamento separato dei fabbricati rurali (stalle, frantoi, etc.) che in precedenza "aderivano" al terreno di pertinenza.Immagino che questo accatastamento separato abbia inasprito l’imposizione sui fabbricati rurali...Certo, e anzi noi siamo intervenuti, abbassando l’aliquota sui fabbricati rurali dallo 0.4 allo 0.2. Questo per stare alla verità dei fatti.Però nel mondo agricolo c’è forte malcontento per gli aggravi in un settore che non naviga certo nell’oro.Ma l’approccio giusto è quello che abbiamo cercato di tenere, equilibrato e sereno. Il problema vero, come abbiamo già evidenziato, è quello di riformare il catasto agricolo. Questo, anche a parità di gettito, renderebbe le misure molto più eque e sopportabili, perché restituirebbe una fotografia molto più equilibrata della situazione rispetto a quella attuale, in cui l’importo versato non sempre è coerente con l’effettiva realtà economica e la produttività del bene.Resta però l’esigenza di riportare l’agricoltura, grande assente di questa campagna elettorale, nel vivo del dibattito politico.L’agricoltura e più in generale tutto il settore alimentare ad essa strettamente collegato andrebbero rimessi al centro del modello di sviluppo del Paese. Gran parte delle sfide che si giocano nell’economia mondiale sono legate proprio all’agricoltura e all’alimentare.Che numeri ha l’agricoltura italiana?Il settore agro-alimentare rappresenta il 15-16 per cento del nostro pil. È il settore che ha dato i migliori risultati nel nostro export negli ultimi 10 anni. Ma, al di là degli aridi numeri, è un settore che non crea, a differenza degli altri, delle diseconomie, anzi crea delle ricadute positive sul turismo, sull’ambiente, sulla salute e in generale sulla qualità della vita. Anche per questo, senza che ce lo ricordi Berlusconi, il nostro obiettivo è difendere i margini di reddito, molto esigui, degli operatori del settore. Ma non con la politica delle promesse, che alimenta solo illusioni.

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