mercoledì 14 maggio 2014
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Dallo choc per la nuo­va tragedia dei mi­granti alle frizioni sulle scelte da adottare. Al­l’indomani della notizia del naufragio sulla rotta Libia-Italia, sale la tensione nel dia­logo politico fra Bruxelles e Roma, fino ad assumere i ca­ratteri di una ruvida scher­maglia verbale fra l’ufficio del commissario europeo agli Affari interni, Cecilia Malm­ström, e il ministro dell’Interno Angelino Al­fano. Le prime avvisaglie arrivano di matti­na: «L’Europa ha due strade: o viene qui e is­sa la bandiera europea sull’operazione Ma­re Nostrum, oppure una volta che avremo definito lo status dei migranti e accertato che hanno diritto alla protezione e che vo­gliono andare in altri Paesi, noi li lasceremo andar via», avverte il ministro Alfano, inter­vistato su Raitre. Il diritto d’asilo, aggiunge, «è sacrosanto ma non si può esercitare so­lo in Italia». All’ora di pranzo la scena si sposta a Bruxel­les. Il portavoce della Malmström, Michele Cercone, interpellato dai cronisti sulle ri­chieste italiane alla Ue, ricorda: «A marzo la commissaria Ue ha inviato una lettera alle autorità italiane, dando la disponibilità del­la Commissione per verificare quali altre mi­sure concrete possano essere messe in cam­po », ma «non abbiamo ricevuto indicazio­ni precise. Siamo qui per ascoltare le auto­rità italiane, sostenerle e aiutarle, ma non possiamo sostituirci a loro...». Pochi minu­ti dopo, da Roma arriva la risposta piccata del ministro Alfano: «Ci sono quattro indi­cazioni precise che abbiamo sempre dato a Bruxelles, la prima è che l’accoglienza u­manitaria bisogna farla in Africa. L’Europa monti le tende e faccia assistenza lì». Il tito­lare del Viminale contesta alla Commissio­ne europea di non assumere posizioni inci­sive: «Ci dice che è in scadenza e non può fare tutto ciò che vorrebbe, oppure che que­ste sono competenze dei singoli Stati. Non siamo nati ieri. Se il problema è spedire let­terine, domani prendo un aereo e ci vado io a Bruxel­les. Sono prontissimo...». Poi entra nel merito delle pro­poste italiane: «La prima è l’assistenza umanitaria ai profughi in Africa, la secon­da è che Frontex agisca al po­sto dell’Italia mettendo ban­diera europea sulle navi, la terza è che Frontex abbia u­na sede in Italia, perché il fat­to che oggi sia Varsavia fa ca­pire come il problema della frontiera euro­pea sia ancora considerato solo sul versan­te est-ovest». E infine, Alfano ribadisce la ri­chiesta che gli ultimi governi italiani hanno sempre rappresentato, finora senza esito, al resto della Ue, quella di rinegoziare il trat­tato di Dublino che vincola il diritto d’asilo dei profughi alla permanenza nel Paese d’entrata: «I migranti devono avere la pos­sibilità che l’asilo politico sia dato in tutti i Paesi d’Europa. Il riconoscimento lo pos­siamo fare noi, ma se i migranti vogliono andare in altri Stati europei debbono po­terlo fare. Altrimenti, se vogliono andare in altri Paesi, rischiamo di trasformare l’Italia nella prigione dei rifugiati politici. E ciò è i­naccettabile». Sulla stessa linea, il sottosegretario agli Af­fari europei Sandro Gozi: «Di fronte alla as­senza di una politica di immigrazione e di asilo comune della Ue, l’Italia intende chie­dere una gestione comune delle frontiere. Vogliamo che se ne discuta in modo opera­tivo al Consiglio europeo di giugno». Passa­no le ore, ma il clima resta acceso. Lo si com­prende da altre affermazioni del ministro Alfano: «Le dichiarazioni della commissio­ne Ue sono al confine tra il provocatorio e il ridicolo...». Poi, a sera, il ministro anticipa: «Tra poco avrò un appuntamento telefoni­co con il commissario e le dirò al telefono che le nostre richieste le abbiamo ripetute più volte ai vertici internazionali e anche per iscritto».

E in effetti la telefonata tra i due ha luogo poco dopo le 19, con l’intento di ricucire. Una sintesi la offre la stessa Malm­ström, riferendo di «una conversazione te­lefonica costruttiva e aperta» in cui ha rei­terato ad Alfano «la disponibilità della Com­missione europea» a «sostenere l’Italia nei suoi sforzi per la gestione della crescente pressione migratoria e di richiedenti asilo». Bruxelles, precisa il commissario, è «al cor­rente del punto di vista italiano e che non ha mosso alcuna critica». E la lettera «invia­ta il 14 Aprile», conclude Malmström, «ave­va il solo scopo di chiedere in che modo pos­siamo fornire ulteriore assistenza e di iden­tificare e garantire risposte congiunte alle sfide immediate che ci attendono».

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